Trezzano incontra Maria Cervi

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    Trezzano sul Naviglio (5 febbraio 2007) – Si chiude domenica 11 febbraio il calendario degli appuntamenti in commemorazione del Giorno della Memoria organizzati dall’Amministrazione comunale di Trezzano, in collaborazione con la Direzione didattica del II circolo, il Comitato di quartiere TR4, l’Anpi, la Pro Loco e l’associazione Selene. Alle ore 15.30 presso il Centro socioculturale, in via Manzoni 12, si terrà “Trezzano incontra Maria Cervi”, la testimonianza della figlia di Antenore Cervi, uno dei sette fratelli che nel 1943 furono fucilati dai repubblichini per rappresaglia, con l’accusa di avere complottato l’uccisione del segretario comunale di Bagnolo in Piano (RE), avvenuta mentre erano in carcere.

    I fratelli Cervi

    I Cervi erano una numerosa famiglia di contadini-mezzadri originari della bassa reggiana. Quando le restrizioni alla libertà di azione e di parola si fanno più violente, i Cervi iniziano l’azione di opposizione con atti di sabotaggio agli ammassi imposti dal regime e alle linee dell’alta tensione che alimentavano le fabbriche reggiane dove si producevano le armi belliche. Fanno volantinaggio, distribuiscono clandestinamente “L’Unità”, vanno di casa in casa a commentarla. La loro diventa una casa di latitanza, dove si fanno riunioni clandestine e si organizza l’opposizione al regime. Progettano attentati contro presidi fascisti della zona da cui ricavano cibo e armi, utili per ospitare nella loro casa i numerosi renitenti alla leva che rifiutano di prendere le armi dopo l’8 settembre 1943 e la proclamazione della Repubblica di Salò, e per sostenere i numerosi alleati che si erano dispersi. Moltissimi antifascisti passeranno e sosteranno nella loro casa. Casa Cervi viene messa a ferro e fuoco dai fascisti la notte fra il 24 e il 25 novembre 1943. I sette fratelli, il padre e Quarto Camurri, catturati, vengono portati al carcere dei Servi di Reggio Emilia. I sette fratelli Cervi sono fucilati senza processo all’alba del 28 dicembre 1943, al Poligono di tiro di Reggio Emilia, insieme a Quarto Camurri. Il più vecchio, Gelindo, ha 42 anni; il più giovane, Ettore, 22 anni. Il padre viene risparmiato, e tramandando la memoria ha reso possibile il recupero delle testimonianze delle vicende storiche.

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