PERIODO: Dal 1 ottobre al 4 novembre 2023
SEDE ESPOSITIVA: Villa Brentano – via Magenta, 25 Busto Garolfo (MI)
APERTURA in occasione della Fiera di Autunno di Busto Garolfo: Domenica 1 e Lunedì 2
ottobre, ore 10:00-12:00 / 15:00-18:00
(mi-lorenteggio.com) Busto Garolfo, 29 settembre 2023 – Fin dai tempi della rivoluzione industriale l’ambiente in cui l’uomo vive è in costante mutamento. La città, a partire dai primi del Novecento, diventa simbolo di progresso, di velocità e movimento. Boccioni intitolava “La città sale” la sua opera del 1910, esemplificazione della mentalità futurista, tale per cui l’uomo e il territorio in cui vive siano destinati ad un’espansione costante e celere, in cui l’uomo modifica il suo ambiente per mezzo delle tecnologie e l’ambiente modifica di conseguenza lo stile di vita dell’uomo. In poche parole “La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: quella della velocità” spiega Marinetti. Poi arriva la guerra e tutto cambia.
Quel connubio perfetto che univa uomo e ambiente nella via verso il progresso si sfalda a causa dalla devastazione e la miseria che accompagnano il primo conflitto mondiale. Il Novecento, apertosi con grande carica vitale, sprofonda progressivamente verso il disincanto e l’alienazione. L’arte si rivolge prevalentemente alle conseguenze del conflitto sulla società, modificata dalle grandi ferite cui è stata sottoposta. Nel secondo dopoguerra avviene un parziale recupero della fiducia che veniva riposta nella tecnologia e nei mutamenti della società, specialmente in Italia, dove il peggio è passato e il boom economico trasporta il nostro paese in un periodo di florida urbanizzazione. Questo periodo non è però privo di pensiero critico nei confronti di tale sviluppo e della crescita smisurata di periferie e grandi città. Queste sono le basi per il sentimento conflittuale che si percepisce ancora oggi nei confronti dello stile di vita moderno.
Dario Mellone, esponente delle neoavanguardie sviluppatesi in Italia a partire dagli anni 60,
è testimone di molti cambiamenti, della velocità spasmodica con cui il nostro paese affronta
la sua ascesa già a partire dagli anni 50. Negli anni 70 affronta la rappresentazione di
ambienti urbani esuberanti nella sua serie Città-robot (1973-75) dove la città, e tutto ciò che
rappresenta, si tinge di ambiguità: “Le citta’ del futuro non intendono prefigurare ipotetiche
citta’ avvenieristiche, ma si pongono come immagine del disordine tecnologico, riscontrabile
soprattutto nel presente, e configurando un habitat immaginario in cui si ipotizza la simbiosi
dell’uomo e della macchina”. Dario Mellone rappresenta città colorate, euforiche,
movimentate, quasi psichedeliche, immagini colorate e d’impatto che trasmettono tutta la
vitalità del tempo, con evidenti richiami anche alla pop art statunitense e soprattutto
all’estetica delle città futuriste dei primi del secolo. Eppure lo spettatore non può fare a meno
di conservare un senso di oppressione, di sovrastimolazione davanti alle sue immense tele
che sembrano poter scoppiare da un momento all’altro in un in turbinio di colori e rumori
provocando quel sovraccarico sensoriale assillante riscontrabile nelle moderne metropoli.
Qui il corpo e la mente sono esposti a continui stimoli, oltre che inseriti in contesti lavorativi
spesso spregiudicati e stressanti, che consumano negli anni, intrappolando in un
meccanismo che ci vuole sempre più macchine e sempre meno uomini. Forse, come diceva
Pasolini il progresso non va di pari passo con lo sviluppo, e nell’affannosa rincorsa allo
sviluppo la nostra società lascia indietro un tassello importante: l’individuo.
È qui che risiede il valore dell’arte, capace di ritagliare uno spazio per il singolo, uno spazio
catartico che non necessità di seguire i modelli imposti dalla collettività. LIMINAL PLACES
ci vuole trasportare lontano, in tempi e luoghi fuori dalla realtà, dove ci si può fermare e
contemplare. L’invito agli artisti è quello di farci immergere nel loro personale locus
amoenus, che sia questo reale, metaforico o inconscio. Fare arte vuole dire allontanarsi dal
ruolo di ingranaggi, ribellarsi contro la sola richiesta di produttività espressa dalla societàmacchina che non ammette pause.
La città ideale non è un concetto anacronistico, ognuno di noi ha dentro di sé una città
ideale, forse mancano le coordinate per raggiungerla, ma non deve essere vista come un
labile miraggio nel deserto della modernità, deve fungere da ricordanza: nel mondo c’è
bellezza e la felicità è raggiungibile.
Qui di seguito gli artisti selezionati per la collettiva: ALESSANDRO ABRUSCATO –
FEDERICA AIELLO PINI – ANTONELLA ALBANI – STEFANO BONAZZI – ANGELO
BRUGNERA – MAGDA CHIARELLI – DAVIDE CLEMENTI – LELE DE BONIS – LUCIA DIBI
– VITTORIA F.M. DUBINI – EL.SI – ALBERTO FORNAI – ANTONIO FRANCHI – SERGIO
FRANZOSI – EVGENIA KAIKA – SAVERIO MAGNO – GIAN LUIGI MARTELLI – CARLO
OLPER – ANDREA SBRA PEREGO E FEDERICA PATERA – ANTEA PIRONDINI – LUCIA
SANAVIO – ANDREA SAVAZZI – DADO SCHAPIRA – GINEVRA TARABUSI –
URBANSOLID – ALICE VOGLINO – MAYUMI YAMAKAWA – PIETRO ZENNARO.
L’esposizione sarà visitabile nei giorni della Fiera di Autunno di Busto Garolfo (MI), domenica
1 e lunedì 2 ottobre, ore 10-12 / 15-18 e fino al prossimo 4 novembre 2023 con i consueti
orari di apertura: da Martedì a Sabato ore 14:30 – 18:00 presso Villa Brentano (1°piano), in
via Magenta 25 a Busto Garolfo (MI). L’ingresso alla mostra è libero e gratuito.