Da Milano la meglio gioventù che sta aiutando Haiti a rinascere: due nuovi volontari in partenza

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(mi-Lorenteggio.com) Milano, 17 gennaio 2020 – Era il 12 gennaio 2010 quando un devastante terremoto colpì Haiti, provocando in uno dei paesi più poveri del mondo, una delle catastrofi umanitarie più pesanti degli ultimi anni: 230mila morti, 300mila feriti e un milione e 200mila sfollati. A dieci anni di distanza Caritas Ambrosiana continua a stare accanto alla popolazione aiutandola a diventare protagonista del proprio futuro.
In questi anni il gemellaggio con le parrocchie dell’isola non si è mai interrotto. Proprio in questi giorni si stanno preparando a partire, Elena Pirola, 24 anni, studentessa di medicina della provincia di Lecco e Francesco Tonoli, 19 anni della provincia di Brescia, appena diplomatosi al liceo classico e figlio di cooperanti. I due giovani volontari raggiungeranno la parrocchia di Ka Philippe il prossimo 9 febbraio e vi rimarranno per un anno di servizio civile, occupandosi di interventi con i minori (doposcuola, animazione, attività ludico-ricreative) e affiancando il parroco, don Levi Spadotto, per anni vicario parrocchiale a Melzo prima di partire come missionario fidei donum per l’isola caraibica, dove si sta molto impegnando nella cura dei fedeli e nello sviluppo dei progetti di assistenza attivati grazie al rafforzamento della Caritas parrocchiale.
La loro partenza è solo l’ultima di una lunga serie di missioni che hanno coinvolto in questi anni 41 giovani. Cooperanti, operatori sociali, volontari del servizio civile all’estero, ragazzi dei Cantieri della Solidarietà. C’è chi è rimasto per un anno, chi per un periodo anche più lungo, chi solo per un mese. Chi con ruoli di responsabilità, chi affiancando coloro che sono impegnati sul campo in modo professionale.
«Quando a marzo del 2010, meno di tre mesi dopo il terremoto, incontrammo nella cattedrale di Port-de-Paix, padre Jocelyn Dolce, direttore della Caritas diocesana, e gli proponemmo di accogliere giovani operatori laici, il religioso ne fu stupito. A dieci anni di distanza, insieme all’aiuto economico è stato proprio il contributo di questi giovani, inseriti in affiancamento ai missionari fidei donum ambrosiani nella zona del Bas Nord-Ouest e ai colleghi della Caritas diocesana locale, a permettere a queste realtà di crescere, rafforzarsi e di fare un salto di qualità; al punto che oggi, ad esempio, Caritas Port-de-Paix è riuscita per la prima volta a partecipare ad un programma multisettoriale di sicurezza alimentare e nutrizione, finanziato dall’Unione europea, che consentirà alla popolazione di migliorare la propria condizione in maniera stabile», spiega Davide Boniardi, area internazionale di Caritas Ambrosiana.
In questi 10 anni Caritas Ambrosiana ha investito nell’isola caraibica una cifra pari a 1 milione e 268mila euro che ha permesso di sostenere 31 progetti per interventi di animazione, formazione e istruzione (508.862 euro), per il sostegno sociale, economico e agricolo delle comunità (306.500 euro), per l’assistenza agli sfollati (217.708 euro), in ambito idrico-sanitario (160.700 euro) e logistico (74.437 euro). Ma l’impiego attento di queste risorse finanziarie è stato possibile proprio grazie ai tanti operatori che si sono avvicendati. Persone come Matteo Fietta, il primo ad arrivare a Port-de-Paix dove si è occupato insieme alla Caritas locale del progetto della costruzione delle case per gli sfollati; o come Irene Baldissarri che, insieme ad Anna Zumbo di Caritas Italiana, ha attivato il percorso di rafforzamento della rete Caritas e della formazione delle Caritas parrocchiali; oppure come Chiara Briguglio, Enrico Maestri e Chiara Catenazzi che hanno continuato questo sforzo curando l’implementazione di progetti di prevenzione igienico sanitaria, sviluppo agricolo ed allevamento, di progetti emergenziali, sociali e di microprogetti; come Giuseppe Beretta che ha seguito i lavori del nuovo dispensario a Petite Rivière; o ancora come Marta Aspesi, che ha affiancato le Piccole Sorelle del Vangelo nella gestione del centro educativo Kay Chal e nella formazione degli educatori locali nella bidonville di Cité Okay in capitale. E tante altre persone ancora che grazie al coordinamento, al supporto e alla dedizione degli operatori di Caritas Italiana presenti in capitale hanno tessuto una trama di rapporti che sta aiutano la popolazione a riprendersi nelle mani il proprio destino.
«Nelle settimane successive al sisma, il presidente di Caritas Haiti, monsignor Pierre Dumas, disse che non bisognava riscostruire la stessa Haiti, ma un’Haiti migliore. Non si trattava evidentemente soltanto di ricostruire chiese, scuole, ospedali e case, ma di edificare relazioni positive tra le persone per permettere lo sviluppo delle comunità e stabilire così le basi per una vita più degna per un popolo martoriato da secoli. Contando sulla presenza storica della Chiesa ambrosiana nell’isola, da dieci anni siamo impegnati nel raggiungere questo obiettivo», sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

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