(Mi-lorenteggio.com) Vaticano, 28 ottobre 2024 – Alle ore 10.30 di oggi, presso la Sala Stampa della Santa Sede, in Via della Conciliazione 54, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione degli eventi culturali, concerti e mostre, in programma a Roma prima dell’apertura ufficiale del Giubileo, il prossimo 24 dicembre, e del Padiglione della Santa Sede a Expo Osaka 2025.
Sono intervenuti: S.E. Mons. Rino Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo; la Dott.ssa Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani; e il Dott. Davide Mambriani, Curatore della Rassegna culturale «Giubileo è cultura», per i concerti e le mostre.
Riportiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Rino Fisichella e del Dott. Davide Mambriani:
Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
L’attesa per l’apertura della Porta Santa, il prossimo 24 dicembre, diventa ormai febbrile. È una scadenza che darà inizio a un Anno Santo che porterà a Roma milioni di pellegrini. La città si è preparata per offrire un volto ancora più bello di quanto Roma già lo sia e poco alla volta si vedranno scomparire i cantieri che in questi mesi hanno messo a dura prova la pazienza di tutti.
Alle ore 19.00 del 24 dicembre, Papa Francesco presiederà la Santa Eucaristia in Piazza San Pietro e a seguire procederà con il rito per l’apertura della Porta Santa. Oltrepasserà per primo la soglia della Porta e inviterà a seguire il suo esempio a quanti giungeranno nel corso dell’Anno, per esprimere la gioia dell’incontro con «Cristo Gesù, nostra speranza» (1 Tm 1,1). L’annuncio dell’apertura della celebrazione sarà dato da un breve Concerto di campane a opera della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli. Le campane sono il suono più caro al popolo e in questo caso diventano l’espressione dell’annuncio gioioso di un evento atteso da tempo e finalmente giunto.
Papa Francesco per primo intende farsi “Pellegrino di speranza” e, in questo modo, come ha scritto nella Bolla, il 26 dicembre, Festa di Santo Stefano, sarà nel carcere romano di Rebibbia per aprire anche in quel luogo, simbolo di tutte le carceri sparse per il mondo, la Porta Santa, segno tangibile dell’annuncio di speranza. Come lui stesso ha tenuto a scrivere, nella Bolla d’Indizione del Giubileo, Spes non confundit: «Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi» (Snc 10). A partire da questo orizzonte, nelle scorse settimane, l’11 settembre, abbiamo firmato un’Intesa con il Ministro di Giustizia della Repubblica italiana, l’On. Carlo Nordio, e il Commissario Governativo, l’On. Roberto Gualtieri, per rendere effettive, durante l’Anno Giubilare, forme di reinserimento per diversi detenuti attraverso il loro impiego in attività di impegno sociale.
Da alcuni giorni è consultabile online, e costantemente aggiornato con l’acquisizione delle varie iniziative proposte da enti differenti provenienti da tutto il mondo, il Calendario giubilare generale, diverso da quello dei “grandi eventi” che era stato pubblicato per primo per fornire informazioni più immediate. Si consiglia di utilizzare al massimo il portale e l’App del Giubileo per verificare la ricchezza delle informazioni. Questo calendario generale è stato suddiviso in tre categorie: la categoria “Pellegrinaggio” per indicare le Diocesi e le varie realtà che si sono già iscritte; la categoria “Evento culturale”; e la categoria “Grande evento”. In questo modo ci auguriamo che sarà più facile avere una mappatura, il più completa possibile, delle numerosissime iniziative per l’intero Anno Santo.
La conferenza di oggi ha per oggetto due momenti: uno riguarda la presentazione del programma dei prossimi eventi culturali raccolti sotto l’espressione: “Il Giubileo è cultura”; il secondo l’Expo di Osaka 2025.
Si ricorderà il grande successo che ha avuto l’esposizione di El Greco a Sant’Agnese a Piazza Navona nel mese di settembre 2023 con la presenza di oltre 270.000 visitatori. A questo, nel giugno scorso, ha fatto seguito un altro grande evento: l’esposizione del celebre «Cristo di San Giovanni della Croce» di Salvador Dalì, unito al bozzetto realizzato dallo stesso San Giovanni della Croce, a cui Dalì aveva detto di essersi ispirato per la sua opera. La mostra si è tenuta nella chiesa di san Marcello al Corso che raccoglie un altro famoso crocefisso, e l’evento, che è stato più di una mostra perché ha aiutato a riflettere, contemplare e pregare, ha visto la presenza di circa 330.000 persone nel breve lasso di tempo di 40 giorni. Insieme a questi, mi piace ricordare la sinfonia “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvorak, eseguita dall’orchestra “I virtuosi di Kiev” nel novembre dello scorso anno; unitamente al “Messiah” di Handel nella bella cornice della chiesa di sant’Ignazio eseguita da “I Musici del gran principe” di Firenze. Lo scorso aprile abbiamo proposto una Rassegna Cinematografica dal titolo «Volti e controvolti della Speranza» presso il Cinema delle Province, con dodici proiezioni storiche e altamente suggestive che ha visto l’afflusso interessato di oltre 2200 spettatori in una settimana. Mi piace ricordare che questa Sala, nel mese scorso, ha vinto il Premio Carlo Lizzani alla Mostra del Cinema di Venezia, «per l’impegno profuso nella promozione del cinema indipendente italiano e nella realizzazione di iniziative volte all’inclusione nella complicata realtà della Capitale». Chissà che l’iniziativa proposta non sia stata anche un tassello per aiutare la giuria a conferire il prestigioso premio soprattutto in un periodo come il nostro che vede una crisi del sistema cinematografico.
La via della bellezza si presenta ancora una volta come una strada da perseguire come forma di evangelizzazione che riesce a coinvolgere tante persone, credenti e non, ma tutte desiderose di gustare e contemplare la bellezza prodotta dal genio creativo di persone che con la loro arte parlano ancora oggi un linguaggio universale.
L’avvicinarsi dell’apertura dell’Anno Giubilare ci spinge a presentare nuove iniziative che consentiranno di immettersi con maggior efficacia nel cammino dell’Anno Santo. Il primo evento sarà il concerto nella sede dell’Auditorium di via della Conciliazione, la prossima domenica 3 novembre, alle ore 18. Per l’occasione l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia eseguirà la Quinta Sinfonia del compositore russo Dimitri Shostakovich (1906-1975), diretta dal Maestro Jader Bignamini, attualmente direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra. La Sinfonia, realizzata nel 1937, forse è poco conosciuta al grande pubblico, ma colpisce per la sua intensa drammaticità e apre a un orizzonte di speranza. Presenterà in modo più esteso questo evento il dottor Davide Mambriani.
Il 22 dicembre p.v., alle ore 18.00, presso la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, si potrà assistere al secondo evento musicale. A esibirsi sarà il Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” che, sotto la guida del direttore, don Marcos Pavan, eseguirà diverse composizioni polifoniche di Palestrina (1525-1594; di cui il prossimo anno si celebreranno i 500 anni della nascita), Perosi e Bartolucci. Questo momento consentirà di vivere i giorni che precedono l’immediata apertura del Giubileo alla luce di una genuina contemplazione del mistero della fede.
Mi fa particolarmente piacere annunciare che oltre a questi due momenti musicali ci saranno altri tre eventi espositivi: il prossimo 27 novembre sarà aperta al pubblico, fino al 27 gennaio 2025, la mostra con la White Crucifixion di Marc Chagall. Siamo riusciti a ottenere dal The Art Institute di Chicago l’opera così suggestiva e unica, che per la prima volta giunge in Italia, a Roma, e sarà ospitata nel nuovo Museo del Corso – Polo museale, nella sede di Palazzo Cipolla, con ingresso gratuito e libero, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Sono particolarmente grato al Direttore James Rondeau per la sua piena disponibilità alla mia richiesta fatta nel giugno scorso e sono certo che troverà un grande riscontro di pubblico. Una parola di particolare ringraziamento va al Presidente Franco Parasassi di Fondazione Roma che immediatamente è venuto incontro alla nostra richiesta e ha voluto far coincidere la riapertura di palazzo Cipolla, quale nuovo Polo museale, con questo evento straordinario. L’arte non ha confini e trova riscontro positivo nella collaborazione per il bene di tutti. Darò la parola al dottor Davide Mambriani per esporre in modo più esteso.
Il secondo evento vede l’esposizione di alcune rare icone di proprietà dei Musei Vaticani che saranno esposte nella magnifica sagrestia del Borromini nella Chiesa di sant’Agnese a Piazza Navona, dal 16 dicembre al 16 febbraio 2025. Perché un’esposizione di icone? Perché l’icona rappresenta non solo un dipinto. Essa diventa un’autentica scrittura dove leggere la storia della salvezza. Il simbolismo dell’icona riflette la vita della Chiesa; una storia di tradizioni che di generazione in generazione ha saputo trasmettere non solo la fede, ma insieme ad essa la tecnica, i colori, le sembianze… e quanto serviva per rendere l’icona oggetto di preghiera, di culto e di venerazione. L’icona per questo diventa uno strumento di evangelizzazione universale, evocatrice di una santità che rimanda sempre al mistero centrale della fede. Era necessario che il Giubileo accogliesse anche questa esperienza che è il frutto di due anni di lavoro tra gli esperti. Darò la parola al Direttore dei Musei Vaticani, la dottoressa Barbara Jatta, a cui va un particolare ringraziamento perché pur dovendo tra qualche ora partire per gli Stati Uniti non ha voluto rinunciare a questo momento pubblico.
Il terzo evento sarà la ormai tradizionale Mostra dei 100 Presepi in Vaticano. Nel suggestivo Colonnato del Bernini, sall’8 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025, troverà spazio l’VIII edizione dell’Esposizione internazionale che ogni anno si arricchisce di nuovi Presepi e sempre più numerosa partecipazione. Come si sa, ogni anno un Paese diverso, a seconda del momento storico, diventa partner di questa Mostra. Quest’anno, Anno del Giubileo, sarà Roma ad essere direttamente coinvolta perché per più di dodici mesi sarà al centro dell’attenzione del mondo.
Passiamo ora al secondo grande tema di questa Conferenza stampa: l’Expo di Osaka, l’Esposizione Universale in Giappone che si terrà dal 13 aprile al 13 ottobre 2025. È ormai usuale per la Santa Sede partecipare. Lo farà anche in questa occasione con un suo Padiglione. Meglio dire che il Padiglione della Santa Sede sarà ospitato all’interno del Padiglione dell’Italia. È per me un obbligo ringraziare il Governo Italiano nella persona del Ministro degli Esteri, l’On. Antonio Tajani, che ha accolto immediatamente il nostro invito. Quando il 18 novembre 2023 papa Francesco mi nominava Commissario Generale per la Santa Sede, i tempi erano ormai talmente stretti da non trovare più molto spazio espositivo. La generosità del Governo e del Ministro hanno permesso di risolvere la questione e di questo ne siamo particolarmente grati. Ringrazio nello stesso tempo S. E. l’Ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale dell’Italia per EXPO 2025, e l’architetto Mario Cucinella che ha progettato il Padiglione Italiano. La loro attenzione quasi quotidiana è di grande aiuto e soddisfazione. Mi fa piacere, inoltre, salutare la presenza dell’Ambasciatore presso la Santa Sede, Sua Eccellenza Chiba Akira che segue da vicino e con sicuro sostegno i nostri passi.
Il tema del Padiglione della Santa Sede sarà: «La Bellezza porta Speranza». rappresenta un messaggio universale che si intende condividere con tutti i visitatori. La bellezza è una forza che trasforma, è capace di toccare il cuore delle persone, di risvegliare il desiderio per un mondo migliore. Abbiamo utilizzato intenzionalmente il verbo “porta” che possiede in questo caso un un duplice significato: da un lato, indica un movimento dinamico, perché trasmette l’accesso alla speranza; dall’altro, intende richiamare la Porta Santa del Giubileo, la “porta” che si apre per accogliere chiunque cerchi la pace e la riconciliazione. Sappiamo che abbiamo giocato con un termine difficilmente traducibile in altre lingue; in ogni caso, almeno in italiano veicola il messaggio che si è voluto esprimere.
È stato direttamente Papa Francesco a desiderare che l’opera rappresentativa dell’Expo fosse l’unica opera del Caravaggio conservata nei Musei Vaticani: La Deposizione del Caravaggio. Paradossalmente si intende veicolare un messaggio di speranza. Davanti al dramma della morte, sappiamo che esiste la fede nella risurrezione, vita vera e reale che viene donata ai credenti in Cristo. Il Direttore dei Musei ci intratterrà sul valore dell’opera e ancora una volta, a loro, il nostro ringraziamento per avere concesso il Caravaggio all’Expo proprio nel periodo cruciale del Giubileo.
In questo contesto mi fa piacere informare che ho nominato due Vice-Commissari nella persona di Mons. Pietro Bongiovanni, Parroco di San Salvatore in Lauro in Roma, e il Rev. P. Nuno Alexandre Henriques De Lima, Parroco della Tamatsukuri Catholic Church, St. Mary’s Cathedral di Osaka. Ho proceduto, inoltre, come previsto dagli Statuti dell’Expo alla nomina di alcuni Ambassador che daranno lustro e prestigio alla presenza della Santa Sede: gli scultori Etsuro Sotoo e Cecco Bonanotte, il direttore d’orchestra Tonomi Nishimoto, e l’artista fumettista Kan Takahama. Ringrazio tutti per la disponibilità dimostrata e per l’opera di accreditamento che le loro persone permetteranno di avere nei confronti della Santa Sede.
Da ultimo, mi fa piacere condividere il logo ufficiale di Expo 2025 della Santa Sede.
L’immagine rappresenta una felice unione tra simboli cristiani e cultura giapponese. Come si può vedere la cupola di San Pietro, con il rosso del Sole nascente, per simboleggiare da un lato la venuta del Cristo, luce e redenzione del mondo e il sole della bandiera del Giappone. In basso la striscia nera, invece, è un riferimento alla tecnica di scrittura tipicamente nipponica dal nome Sumi-e. Durante l’Expo diversi saranno gli appuntamenti culturali che verranno realizzati, ma si darà puntuale informazione a momento debito terminata la fase di studio e realizzazione.
Dulcis in fundo, mi fa piacere presentare la mascotte del Giubileo e di Osaka; si tratta di Luce, creata dal desiderio di vivere anche all’interno della cultura pop, tanto amata dai nostri giovani. Nata dalla creatività di Simone Legno, Luce è la mascotte che ci accompagnerà. Come si vede, è una pellegrina raffigurata con gli elementi tipici del pellegrino: il k way giallo per ripararsi dalle intemperie; gli stivali sporchi di terra per la strada percorsa; la croce missionaria al collo; il bastone del pellegrino e soprattutto gli occhi luminosi, simbolo della Speranza del cuore.
[01663-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento del Dott. Davide Mambriani
Come già detto da Sua Eccellenza, il prossimo concerto della rassegna musicale “Armonie di Speranza” segna la terza tappa del percorso concertistico che il Dicastero per l’Evangelizzazione propone in preparazione all’Anno Santo e all’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.
La scelta dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della quinta sinfonia di Šostakovič non sono casuali. Questo concerto è l’ultimo di musica “profana” prima dell’inizio dell’Anno Santo e perciò ha una particolare rilevanza. L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è tra le più antiche e rinomate istituzioni musicali del mondo. Fu fondata nel 1585 da papa Sisto V con la bolla Ratione congruit, atto ufficiale di fondazione della Congregazione dei Musici sotto l’invocazione della Beata Vergine e dei Santi Gregorio e Cecilia, unendo quindi fra i suoi patroni, accanto alla Vergine, i due santi musicali per eccellenza. Gregorio Magno è colui che per tradizione ha istituito il canto (gregoriano) e Cecilia, la vergine e martire che, a partire dal tardo medioevo, si è progressivamente sostituita a Davide nel ruolo di patrona della musica. Il sodalizio si era andato formando già a metà degli anni ’70 del Cinquecento, sulla spinta di un gruppo di musicisti che riuniva i più importanti compositori dell’epoca attivi a Roma, fra i quali spicca il nome di Giovanni Pierluigi da Palestrina di cui celebreremo i 500 anni dalla nascita proprio durante l’anno giubilare.
La Sinfonia n. 5 composta da Dmitri Šostakovič nel 1937, articolata in quattro movimenti per un organico di oltre 90 Professori d’orchestra, avrà una durata complessiva di circa 45 minuti. La Sinfonia è di gran lunga la più eseguita, conosciuta e amata delle quindici di Dmitrij Šostakovič. Reduce dalla solenne stroncatura della sua opera precedente, il compositore decise di ritirare l’ardua, audace, espressionistica,‘formalistica’ Sinfonia n. 4, che pure era ormai completata e in procinto di essere eseguita, per optare, come ben sintetizzato da Franco Pulcini, per una composizione più concisa‚ squadrata e tematicamente semplificata rispetto alla precedente.
Introdotto da un incisivo tema in forma di canone, il primo movimento presenta una forma-sonata bitematica molto tradizionale nella sezione espositiva – a un tema ben ritmato ne fa seguito uno più spiegato e cantabile – ma assai complessa nella sezione di sviluppo. I forti contrasti si acuiscono nel baldanzoso Allegretto che segue, in forma di Scherzo, il cui tema principale si manifesta con il prologo mordace di una danza popolare russa stilizzata. Il Largo, in forma ternaria, rappresenta una delle pagine più ispirate ed emotivamente intense dell‘intero catalogo di Šostakovič‚ mentre il fragoroso finale Allegro, non troppo in forma di rondò, alterna un tema marziale ben scandito dagli ottoni, a episodi contrastanti, l’ultimo dei quali sembra costituire una pausa di più intima e privata riflessione‚ mentre ha luogo una festosa scena di piazza.
Dice il compositore della sua sinfonia: «Il tema della mia Sinfonia è lo sviluppo dell‘individuo. Ho considerato come idea centrale dell’opera, che è essenzialmente lirica dall’inizio alla fine‚ l’uomo con tutte le sue sofferenze; il Finale risolve la tragedia e la tensione dei movimenti precedenti con una nota gioiosa e ottimistica». Il concerto si terrà domenica 3 novembre alle ore 18.00 presso l’Auditorium Conciliazione.
Il quarto appuntamento della Rassegna Musicale del Giubileo è invece dedicato alla musica sacra per così dire di eccellenza. L’esecuzione di questo concerto, l’ultimo prima dell’apertura della Porta Santa di San Pietro, è stato affidato alla Cappella Musicale Pontificia Sistina che eseguirà un concerto polifonico. La polifonia sacra è lo stile marcante della tradizione della musica liturgica cattolica e la Cappella Musicale Pontificia è una istituzione di prim’ordine in questo campo. Il coro della Cappella Sistina, fondato ufficialmente nel 1471 da papa Sisto IV – ma sulla cui pre-esistenza si è ormai concordi – è il più antico coro del mondo ancora in attività.
Oltre al ruolo operativo durante le Celebrazioni Papali a San Pietro, il coro svolge attività concertistica a livello internazionale, sia nella sua completezza che con la sola sezione di voci bianche, svolgendo così un’opera di evangelizzazione attraverso il patrimonio storico della musica per la liturgia. Il coro della Cappella Sistina è formato da 20 cantori adulti stabili e da circa 35 ragazzi cantori, i Pueri Cantores.
Il concerto diretto dal Maestro Marcos Pavan è pensato come un percorso musicale e spirituale che segue l’anno liturgico nell’anno giubilare ed eseguirà antifone, inni, responsori, sequenze e mottetti sacri dedicati ai momenti particolari dell’anno liturgico. Il concerto vedrà anche la partecipazione del maestro Josep Solé Coll, primo organista della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e organista per le Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, che eseguirà all’organo un interludio composto da un maestro di Cappella della Schola Pontificia. Un concerto straordinario che permetterà di pregare ascoltando musica sacra che va dal IX sec. al XXI sec., con un passaggio fondamentale al XVI sec., composta dai maestri di cappella della Sistina e di San Giovanni Laterano.
Passando ora ad affrontare il tema delle mostre del Giubileo sono a presentare il terzo evento d’arte, questa volta dedicato a Marc Chagall, che vedrà esposta per la prima volta a Roma la White Crucifixion, opera dallo straordinario valore storico e simbolico.
Marc Chagall (Lëzna, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985), è stato un pittore russo naturalizzato francese, tra i più noti del Novecento. Costretto a lasciare la sua patria, vi restò sempre molto legato, nonostante, per diverse ragioni, fosse cosciente di non potervisi stabilire. Chagall è diventato celebre per i suoi dipinti che raffigurano scenari onirici e fantasiosi che non sono, tuttavia, incasellabili in un particolare movimento o corrente, bensì sono espressione di uno stile personale che attinge in parte dalle avanguardie del secolo scorso, per poi superarle. Conservata all’Art Institute of Chicago negli states, la pittura del 1938 intitolata Crocifissione Bianca rappresenta un punto di svolta fondamentale per Chagall: è infatti la prima di un’importante serie di composizioni che presentano l’immagine di Cristo come martire e richiamano drammaticamente l’attenzione sulla persecuzione e sulla sofferenza del popolo ebraico negli anni ’30.
Il dipinto mostra la sofferenza degli ebrei e di Gesù. Vengono rappresentati conflitti violenti, come l’incendio delle sinagoghe. Al centro dell’immagine, Gesù è raffigurato, crocifisso e simbolicamente rappresentato come ebreo, ornato con uno scialle da preghiera. La Crocifissione Bianca rivela importanti influenze dell’arte italiana del XIV secolo e costituisce un elemento dal valore coloristico importantissimo. Questo dipinto ha legami tematici con la pittura religiosa del Rinascimento, in particolare con le opere di Michelangelo, ma porta anche riferimenti all’elezione della Croce di Rembrandt. Nella Crocifissione Bianca, Gesù crocifisso è circondato da tre patriarchi biblici e una matriarca, vestiti con abiti tradizionali ebraici.
Ai lati della croce, Chagall ha illustrato la devastazione dei pogrom: a sinistra, un villaggio è saccheggiato e bruciato, costringendo i rifugiati a fuggire in barca, mentre le tre figure barbute sotto di loro, una delle quali stringe la Torah, scappano a piedi. A destra, una sinagoga e l’arca della Torah sono in fiamme, mentre in basso una madre conforta il suo bambino. Insieme a Guernica di Pablo Picasso, la Crocifissione bianca è una delle più eloquenti condanne della guerra e dell’odio del XX secolo ed il suo messaggio è ancora drammaticamente attuale. Il profondo significato spirituale dell’opera permette al visitatore di immergersi in un momento di straordinaria meditazione che renderanno la fruizione dell’opera un momento non solo di eccezionale valore artistico ma ancor più di introspezione e riflessione sul mistero della croce che è arbor vitae e portatore di speranza di redenzione, resurrezione dopo le atrocità e vittoria sulla morte.
Redazione