Sono Bronisław Czech, Antonio Maglio, Harry Seidel, Dana ed Emil Zatopek, Khalida Popal, “atleti che hanno scelto il bene”. Il Sindaco Giuseppe Sala: “Hanno reso concreti e tangibili i valori che lo sport ha trasmesso loro, Milano è fiera di accoglierli al Giardino dei Giusti”. Le celebrazioni l’11 marzo al Monte Stella
(mi-lorenteggio.com) Milano, 19 ottobre 2024 – Sono Bronisław Czech, Antonio Maglio Harry Seidel, Dana ed Emil Zatopek e Khalida Popal le figure che verranno onorate come nuovi Giusti, nel 2025, al Giardino dei Giusti di Milano al Monte Stella.
Lo ha deciso l’Assemblea dell’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano – formata dalla Fondazione Gariwo, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il Comune di Milano – che ha scelto anche il tema per le celebrazioni della Giornata dei Giusti dell’umanità 2025: “I Giusti dello sport. Storie di atleti che hanno scelto il bene”.
Nel contesto delle Olimpiadi invernali del 2026, che vedrà Milano al centro delle vicende sportive mondiali, la scelta di onorare atleti e personalità sportive nasce dall’idea che il Giardino dei Giusti di tutto il mondo del Monte Stella, da cui negli anni sono partiti messaggi forti sulla democrazia, la pace e i diritti civili, possa diventare punto di riferimento anche per i valori veicolati da questa importante rassegna.
Del resto, la celebrazione del 2025 cade in un anno particolarmente significativo, che include due importanti anniversari: saranno infatti ottant’anni dalla liberazione dei campi di sterminio nazifascisti e dalla Liberazione d’Italia, che vide Milano capitale della Resistenza.
La cerimonia per onorare i nuovi Giusti si terrà al Monte Stella l’11 marzo 2025, cinque giorni dopo la Giornata dei Giusti dell’umanità (6 marzo). Questa data è stata scelta per permettere una più cospicua partecipazione degli studenti delle scuole cittadine, che, come ogni anno, saranno i protagonisti dell’appuntamento.
“Milano è fiera di accogliere al Giardino dei Giusti i nomi di queste donne e di questi uomini che, attraverso le loro scelte di vita e la determinazione con cui le hanno portate avanti, hanno reso concreti e tangibili i valori che lo sport ha trasmesso loro: solidarietà, inclusione, altruismo, libertà – commenta il Sindaco di Milano Giuseppe Sala -. Tra un anno e mezzo, Milano sarà al centro dell’attenzione del mondo grazie alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi invernali. Sarebbe un’occasione mancata se ci limitassimo ad attendere di assistere alle gesta dei campioni in arrivo da tutto il mondo per questo evento. Occorre accompagnare il percorso di preparazione a questo importante appuntamento con occasioni di riflessione che mettano in luce quanto lo sport sia fondamentale nella formazione, personale e comunitaria, degli individui, e quanti insegnamenti sia in grado di lasciare a chi lo pratica, lo segue, lo apprezza. Rendere onore ai Giusti dello sport il prossimo marzo è sicuramente una tappa fondante di questo cammino”.
“Ci sono storie straordinarie di atleti diventati simboli non solo per le loro capacità sportive ma anche per coraggio, solidarietà e per la loro dedizione agli altri e al bene – dichiara la Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi -. L’idea di ricordarli tra i Giusti alla vigilia di un appuntamento sportivo così importante per la nostra città, come le Olimpiadi Invernali del 2026, è molto bella. In particolare, le figure che dal prossimo anno faranno parte del Giardino di Milano hanno vissuto o vivono ingiustizie verso le quali il mondo non dovrebbe mostrare mai indifferenza. La Memoria ha una funzione educativa che è compito delle istituzioni custodire e valorizzare”.
“Lo sport può essere un campo di agonismo positivo e diventare fonte di valori importanti in questo tempo di guerre e di crisi – spiega Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo -. Pensiamo agli atleti che hanno salvato vite e difeso i diritti umani, ma anche all’attività sportiva come momento di inclusione per i migranti che arrivano nel nostro paese e come momento per ribadire le battaglie per la cittadinanza. E pensiamo a chi grazie allo sport supera ostacoli e raggiunge traguardi straordinari sfidando i pregiudizi, come accaduto durante le ultime paralimpiadi. Infine, con questi Giusti invochiamo un tifo positivo allo stadio, che non insulti e umilii la squadra avversaria. Onoriamo i Giusti dello sport perché siamo convinti che il loro esempio può essere una barriera contro l’odio”.
Biografie
Di seguito delle brevi biografie dei Giusti, disponibili per esteso sull’Enciclopedia di Gariwo.
Bronisław “Bronek” Czech (1908-1944). Fu il primo sciatore polacco di livello internazionale, eccellendo in sci di fondo, salto, combinata nordica, slalom e discesa. Partecipò a tre edizioni delle Olimpiadi invernali (1928, 1932, 1936) e vinse 24 titoli nazionali. La sua vita cambiò con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, durante la quale si impegnò come corriere clandestino per la Resistenza polacca, aiutando molte persone a fuggire. Nel 1940 fu arrestato dalla Gestapo e deportato ad Auschwitz, dove rifiutò di collaborare con i nazisti nonostante le promesse di un trattamento più favorevole. Morì nel campo il 5 giugno 1944.
Antonio Maglio (1912-1988) Neurologo pugliese, fu un pioniere nella riabilitazione dei paraplegici nell’Italia degli anni ’50. Sfidò scetticismo e inerzia per trasformare un campo ignoto in una nuova speranza di vita per chi era affetto da lesioni midollari. Grazie al suo impegno, molti paraplegici non solo ritrovarono una vita normale, ma divennero campioni sportivi. La sua utopia si concretizzò nel 1960, con le prime Paralimpiadi di Roma. Maglio creò il primo centro per paraplegici, dove introdusse concetti rivoluzionari come la sport-terapia, il reinserimento socio-lavorativo e l’uguaglianza tra disabili e non. I suoi innovativi metodi portarono risultati straordinari, riducendo il tasso di mortalità e migliorando la vita dei pazienti. Con la sua visione, Maglio pose le basi per il movimento paralimpico mondiale.
Khalida Popal (1987). Ex capitano e fondatrice della nazionale femminile di calcio afghana, ha affrontato la repressione dei talebani fin dalla giovane età, diventando un bersaglio del regime per il suo attivismo. Costretta a fuggire nel 2011, ha continuato a battersi per i diritti delle donne fondando in Danimarca l’organizzazione Girl Power, che promuove l’inclusione e l’emancipazione femminile attraverso il calcio e la leadership. Nel 2021, Popal ha orchestrato l’evacuazione delle calciatrici afghane, salvandole dal ritorno del regime talebano e trasferendole in paesi come Australia, Regno Unito e Portogallo.
Harry Seidel (1938-2020). Nato e cresciuto nella parte orientale di Berlino, fin da giovane si ribellò all’indottrinamento politico imposto dal sistema educativo socialista. Ciclista su pista, nonostante vinse numerosi campionati, Seidel non fu convocato per le Olimpiadi del 1960, presumibilmente per motivi politici o per il suo rifiuto di assumere steroidi anabolizzanti, pratica diffusa tra gli atleti della DDR. Questa esclusione lo portò a rompere con il regime e a trasferirsi a Berlino Ovest, dove continuò la sua carriera sportiva. Nell’agosto del 1961, con la costruzione del Muro di Berlino, la sua vita cambiò radicalmente. Seidel divenne infatti un attivo “aiutante di fuga”, permettendo a decine di persone a scappare dalla Germania Est. Contribuì alla fuga di oltre 100 persone. Nel novembre del 1962, Seidel fu arrestato e condannato all’ergastolo dopo un processo propagandistico. Dopo quattro anni di prigionia, Seidel fu liberato grazie a un accordo di riscatto tra la Germania Ovest e la DDR.
Dana (1922-2020) ed Emil Zátopek (1922-2000). Dana, una formidabile giavellottista, ed Emil, soprannominato “la locomotiva umana” per il suo stile di corsa e il suo spirito inarrestabile, furono una delle coppie sportive più celebri della storia. Il picco della loro carriera coincise con le Olimpiadi di Helsinki del 1952, dove entrambi conquistarono l’oro. Emil vinse tre medaglie d’oro nella corsa (5.000 metri, 10.000 metri e maratona), mentre Dana vinse il lancio del giavellotto. Nel 1968, durante la Primavera di Praga, Emil e Dana si schierarono apertamente a favore delle riforme democratiche guidate da Alexander Dubček. Firmarono il “Manifesto delle 2.000 parole”, un documento che chiedeva maggiore libertà politica e sociale. Questa scelta coraggiosa, che li vide in prima linea durante le proteste, portò gravi conseguenze quando le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia per soffocare il movimento. Emil perse il suo lavoro, fu espulso dal partito comunista e venne costretto a lavorare in condizioni umilianti, come nelle miniere di uranio e poi come spazzino. Anche Dana venne colpita: le fu ridotto lo stipendio e allontanata dalle sue posizioni di allenatrice. Nonostante la repressione, la coppia sopportò l’oblio con dignità, sostenuta dall’amore reciproco e dalle convinzioni che avevano sempre difeso.
L’Assemblea ha inoltre approvato due candidature pervenute all’Associazione per i Giusti segnalati dalla società civile. Anche quest’anno, infatti, dai cittadini e dal mondo delle associazioni sono arrivate segnalazioni di figure esemplari le cui storie verranno ricordate nel corso delle cerimonie per la Giornata dei Giusti. Si tratta di: Andrea Loriga, un medico di Binasco che nel settembre del ’44 mise in salvo la famiglia ebrea dei Weiller, e Josip Tvrtko Reihl Kir, capo della polizia di Osijek che durante il conflitto nei Balcani protesse la vita, la sicurezza e i beni di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro nazionalità e religione.