Il nuovo attesissimo film di Edgar Reitz, in anteprima italiana a Filmmaker (Milano, 16 – 24 novembre)

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(Mi-lorenteggio.com) Milano, 18 ottobre 2024 – Si avvicina l’appuntamento con Filmmaker, a Milano dal 16 al 24 novembre. Dal 1980 punto di riferimento per il cinema documentario e di ricerca, fucina di nuovi talenti, occasione d’incontro con i più importanti nomi del cinema del reale e luogo di sperimentazione per le più avanzate frontiere dell’audiovisivo, per l’edizione 2024 Filmmaker propone diverse sezioni di cui due competitive (Concorso internazionale e Concorso Prospettive, quest’ultimo riservato ad autori e autrici italiani fino a 35 anni) con prime italiane e mondiali, masterclass, retrospettive e Filmmaker Expanded, lo spazio dedicato alla realtà virtuale e immersiva. Tra i titoli più attesi, in anteprima italiana fuori concorso, Filmstunde_23 (Subject: Filmmaking), il nuovo e acclamato film di Edgar Reitz e Jorg Adolph, applaudito alla scorsa Berlinale dove il grande regista autore di Heimat è stato premiato con il Berlinale Camera Award. È questo il primo degli appuntamenti organizzati insieme a Goethe-Institut Mailand, con cui Filmmaker ha rinnovato la storica collaborazione.

«Finché il cinema non verrà insegnato a scuola, non prenderemo atto della più importante rivoluzione nell’educazione umana»: prendendo a riferimento il pensiero di Béla Balász, un giovane Edgar Reitz dà così il via al primo corso di cinema in una scuola di Monaco. È il 1968, la classe è interamente femminile, Reitz a cui è affidato questo esperimento ne documenta le fasi in un film per la tv, Filmstunde (1969). Cinquantacinque anni dopo il regista, divenuto uno dei maestri del cinema mondiale, ritrova le sue allieve di un tempo. Filmstunde_23 (Subject: Filmmaking) è la cronaca di questo nuovo incontro, ma soprattutto è una dichiarazione d’amore per il cinema continuando a affermare la necessità di un insegnamento nelle scuole come processo attivo e di partecipazione.

«Oggi grazie alla tecnologia digitale ciò che fantasticavamo con il Super 8, che tutti cioè potessero esprimersi col cinema, è divenuto una realtà – afferma Edgar Reitz – Nel ritrovare le mie allieve di tanti anni fa mi sono chiesto cosa avevano vissuto in quel lungo periodo di tempo e se il cinema aveva in qualche modo avuto un ruolo nelle loro vite. Ascoltarle mi ha permesso di costruire una riflessione più ampia sul rapporto fra l’arte, la realtà e la percezione del mondo».

Edgar Reitz (Morbach, 1932) è stato fra i fondatori del Nuovo cinema tedesco. Insieme a Alexander Kluge ha ideato a Ulm la prima scuola di cinema in Germania. Col suo lungometraggio d’esordio, Mahlzeiten (1967) vince il premio per l’opera prima alla Mostra del cinema di Venezia. Fra i suoi film successivi: Cardillac (1968/69); Geschichten vom Kübelkind (1969/71); Die Reise nach Wien (1973); Im Gefahr und größter Not bringt der Mittelweg den Tod (1974); Il sarto di Ulm (Der Schneider von Ulm, 1978). Ma è con la trilogia di Heimat (1984/2004) che Reitz si afferma mondialmente, mutando il paesaggio cinematografico con una narrazione che intreccia sullo schermo le esperienze individuali e la storia collettiva. Nel corso della sua lunga carriera ha ricevuto numerosi premi e pubblicato libri e testi di teoria ed estetica cinematografica. La sua autobiografia Filmzeit, Lebenszeit. Erinnerungen (Il tempo del cinema, il tempo della vita. Ricordi) è edita in Italia per La nave di Teseo.

Jörg Adolph (Herford, 1967), dopo studi di Storia, Media e Etnologia, si diploma in regia alla Scuola di Cinema e Televisione di Monaco. È autore di diversi documentari e lungometraggi, fra cui Lost Town (2009) e The Secret Life of Trees (2020). Insegna Cinema alla HFF di Monaco.

Redazione

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