(mi-lorenteggio.com) Milano, 1° ottobre 2024 – Un bilancio che fa i conti con le donne. È stato presentato oggi a Palazzo Marino il Bilancio di Genere del Comune di Milano: l’Amministrazione lo utilizzerà come strumento strategico per definire le proprie politiche pubbliche e gli stanziamenti di spesa.
Redatto dagli uffici dell’Assessorato alle Risorse finanziarie in coordinamento con la delegata dal sindaco alle Pari opportunità di genere, Elena Lattuada, affiancherà i documenti di programmazione e rendicontazione finanziaria del Comune, rileggendo e orientando le scelte contabili dell’Ente in funzione del loro contributo all’uguaglianza fra i sessi.
Il Bilancio di Genere, da oggi pubblico e consultabile sul sito del Comune di Milano al link, si articola in sezioni, alla stregua del Documento Unico di Programmazione che ogni anno il Consiglio comunale è chiamato ad approvare: contiene un’analisi degli indicatori demografici, economici e sociali della città che supportano le scelte dell’Amministrazione; una parte contabile con una nuova classificazione delle voci di spesa; una sezione operativa con il programma delle azioni dei diversi assessorati.
“Il Bilancio di Genere è uno strumento di analisi e programmazione di grandissimo valore per l’Amministrazione comunale – ha commentato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala -. Con questo documento ci impegniamo fattivamente a superare le disparità e a contrastare le discriminazioni di genere, a partire dalla rilettura delle voci di spesa che fanno funzionare la macchina comunale: sarà una guida che accompagnerà l’azione amministrativa da qui a fine consiliatura. Individuando gli ambiti in cui investire di più, orienterà le spese e le politiche dell’Amministrazione e indirizzerà la nostra società verso una maggiore consapevolezza dei diritti e delle pari opportunità di genere”.
“Il Bilancio di Genere che presentiamo oggi – dichiara la delegata dal sindaco alle Pari opportunità di genere, Elena Lattuada – è la sintesi di tante parti dell’azione pubblica. L’analisi di contesto della città, importante per orientare le politiche e le risorse. La fotografia analitica della struttura del Comune di Milano, sia nella parte di dettaglio sul personale che come si distribuiscono le risorse nelle molteplici attività svolte. Una terza parte, integrata, su alcune scelte politiche di mandato dei singoli assessorati, che definiscono alcune priorità. Questo insieme di dati, analisi, scelte sono state inquadrate tenendo conto della Strategia Europea e Nazionale, dell’Agenda 2030 -con particolare riferimento all’obiettivo 5- allo scopo di adottare un Bilancio di Genere che ci auguriamo potrà essere confrontabile con altre realtà nazionali ed internazionali”.
Gli indici della città
L’analisi statistica, disaggregata per genere, propone la fotografia del contesto demografico, economico e sociale della città focalizzata sui divari di opportunità. Ad emergere in questa sezione sono i dati che più interessano le politiche del lavoro e della formazione. Nella capitale dell’innovazione, con un tasso di attività femminile che ha superato il 71% (contro il 55,4% a livello nazionale), solo una laureata su cinque (20,9%) ha scelto un corso di studi in materie Stem, una quota superiore di due punti percentuali rispetto ai dati a livello regionale e nazionale. Il contesto si ripropone all’interno della macchina comunale, dove le donne rappresentano i due terzi dei 13.882 dipendenti: il 97% del personale della Direzione educazione, il 34% del Corpo della Polizia locale ma il 27% degli ingegneri e architetti che operano per la Direzione tecnica.
Sul fronte della parità nelle retribuzioni, emerge che il reddito medio delle cittadine milanesi (dalle dichiarazioni per l’anno d’imposta 2021) si attesta a 28mila euro, a fronte della media di 46mila euro per gli uomini. Fra il personale del Comune, dove quattro dirigenti su 10 sono donne, il gap reddituale si riduce ma permane a tutti i livelli, con un valore fra il 6 e il 17%. Indicativi anche i dati sul ricorso al part time e ai congedi parentali: su 831 contratti a tempo parziale, 723 riguardano donne, così come oltre il 90% dei permessi.
“I dati ci dicono che, anche se Milano è più virtuosa del resto d’Italia con un tasso di occupazione femminile più alto, altri indicatori restano al di sotto della media europea e i tempi e i modi della conciliazione non sono ancora adeguati e restano troppo a carico delle donne – afferma l’assessora alle Politiche del Lavoro Alessia Cappello -. Anche all’interno del Comune di Milano, dove da tempo si supportano politiche orientate alla flessibilità, al near working, allo smart working e al part time, volte a un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, a usufruirne sono sempre in massima parte le donne, così come dei congedi parentali. Serve maggiore collaborazione tra genitori lavoratori per supportarsi a vicenda, anche laddove i servizi non arrivano. E poi, in funzione di un maggiore empowerment femminile, occorre far capire alle più giovani che non esistono settori o lavori, carriere o sogni che non possono raggiungere: a questo fine abbiamo messo a terra diverse iniziative per orientarle anche verso carriere STEM, ancora oggi di appannaggio prevalentemente maschili”.
I conti di genere
Impegni di spesa che incidono direttamente sulla tutela, sulla salute, sulla sicurezza delle donne. Spesa che impatta sulla vita delle famiglie, sulle opportunità professionali, sull’attività di cura dei bambini e dei fragili. Spesa che contribuisce a creare un ambiente “amico” delle donne. È questa la nuova classificazione con cui il Bilancio di genere rilegge gli stanziamenti di parte corrente del Comune.
Il nuovo schema, applicato ai circa 3 miliardi di euro di spesa impegnata annualmente (da rendiconto 2022), costituisce la parte centrale del nuovo Bilancio.
Se il primo capitolo quantifica in 3,2 milioni di euro gli investimenti con destinazione specificamente “rosa”, l’area degli interventi che impattano sulla vita, le attività e le opportunità delle donne supera gli 800 milioni di euro all’anno, pari al 27% di tutto il bilancio corrente. Una somma in aumento rispetto ai 712 milioni di euro rilevati per la stessa area nel 2019: comprende i 137 milioni per le scuole dell’infanzia, i 97 milioni per i nidi, i 69 milioni in sostegno delle disabilità.
“Sono urgenti e necessarie scelte politiche attente e selettive e una robusta programmazione della spesa – afferma l’assessore alle Risorse finanziarie, economiche e patrimoniali, Emmanuel Conte – affinché l’azione pubblica sia efficace contro le disparità di ogni genere, un ostacolo al progresso, alla crescita e al benessere di tutti. Nelle manovre di questi anni abbiamo scelto di rafforzare il welfare e l’educazione. Azioni necessarie, ma non sufficienti. In un ‘sentiero sempre più stretto’ di finanza pubblica in cui gli enti locali devono muoversi, il Comune di Milano ha scelto di fare del Bilancio di genere, a cui gli uffici dell’assessorato hanno dedicato impegno e competenze, uno strumento riformatore di analisi e pianificazione, che trova i suoi obiettivi politici espressi nel Documento Unico di Programmazione”.
Il piano delle azioni
Tutte le azioni programmate dalla Giunta di Palazzo Marino correlabili alla Strategia Nazionale per la Parità di genere trovano spazio nell’ultima sezione del documento. Per chi amministra la città, rappresenterà per l’obiettivo delle pari opportunità l’equivalente del Piano delle Opere pubbliche approvato ogni anno con il Bilancio di previsione.
Comprende le azioni messe in campo da ogni Assessorato, estese su più annualità e spesso trasversali: dalle misure di defiscalizzazione per le imprese che assumono donne, al progetto “X strada + libere”, dagli sportelli Afol nei centri Milano Donna, alle premialità di genere nei bandi e nelle gare d’appalto, fino ai fast-track per i genitori agli sportelli dell’Anagrafe.