(mi-lorenteggio.com) Milano, 5 agosto 2024 – È aperta per tutta l’estate fino al 22 settembre 2024 a Palazzo Reale l’antologica dell’artista Valerio Adami (Bologna, 1935) che celebra i sessantacinque anni di carriera e ricerca di uno dei maggiori artisti italiani del Dopoguerra.
La mostra è promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale con l’Archivio Valerio Adami, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Curata da Marco Meneguzzo, con il coordinamento generale di Valeria Cantoni Mamiani, presidente dell’Archivio Valerio Adami, la rassegna presenta oltre settanta grandi quadri e circa cinquanta disegni, dal 1957 al 2023, tra i più significativi dell’opera del Maestro. Pittore stimato in tutto il mondo, Valerio Adami incarna perfettamente l’idea dell’artista internazionale e aperto a tutte le suggestioni derivate da altri linguaggi, come la letteratura, la filosofia, la musica.
Formatosi a Milano, a Brera, con Achille Funi, ha subito compreso l’importanza di frequentare un ambiente internazionale. I suoi viaggi, sempre in compagnia della moglie Camilla Cantoni Mamiani, iniziati con il tradizionale “pellegrinaggio” a Parigi da giovanissimo, non sono mai terminati: Londra, New York, Città del Messico, Atene, Cuba, l’India, Caracas, Milano, ma soprattutto Parigi (dove trascorreva gli inverni) e Meina (sulle sponde del Lago Maggiore, sua attuale abitazione, in cui si trasferiva tutte le estati) sono solo alcuni dei suoi luoghi d’elezione; luoghi in cui Adami si stabiliva, spesso aprendo un atelier, per il tempo necessario a scoprire e a lasciarsi “contaminare” dalla cultura del posto, grazie anche a incontri personali con scrittori, musicisti e intellettuali.
La pittura di Adami, che fin dagli inizi si presenta spesso su grandi formati, già dalla metà degli anni Sessanta è inconfondibile grazie all’incontro tra quei segni distintivi della pop art – quali la linea nera, i colori accesi e piatti, i tratti decisi e i soggetti urbani -, e il riferimento costante alla tradizione e al classicismo – che narra miti e leggende in una costante figurazione che recupera il corpo umano, seppur scomposto – in un’epoca in cui prevalevano l’Astrattismo, l’Arte Povera e il Concettuale.
La sua pittura, infatti, partecipa criticamente al proprio tempo e, se negli anni Sessanta vive una prima stagione di notorietà all’interno della corrente della pop art, già dai primi anni Settanta se ne distacca, accentuando la sua vocazione “letteraria”, ricca di citazioni sia visive che legate alla parola, sempre più presente nel suo lavoro fino a includerlo tra i maggiori esponenti di quella “figuration narrative” francese cui, ancora una volta, si identifica solo parzialmente.
Dietro a immagini di immediata leggibilità è sottintesa una narrazione più profonda: le opere di Adami si popolano di metafore visive sofisticate e racchiudono concetti filosofici, letterari e mitologici, rappresentando l’evoluzione del pensiero occidentale.
I miti fondativi della cultura europea, i suoi autori, le loro storie diventano i soggetti quasi esclusivi della sua opera, senza dimenticare certe narrazioni esotiche che comunque appartengono alla visione del mondo occidentale: è questo concentrato di attenzioni che, negli anni, lo farà colloquiare a fondo con alcuni tra i più grandi intellettuali e scrittori del ‘900, come Octavio Paz, Italo Calvino, Jacques Derrida, Luciano Berio, Antonio Tabucchi, Jean-François Lyotard.
Nonostante Adami sia noto per il cromatismo acceso delle sue narrazioni, è il disegno la vera chiave di lettura, il punto di partenza di ogni suo quadro, il centro del suo pensare l’arte, il “nulla dies sine linea”, perché consente di comprendere appieno il rapporto tra idea, soggetto, narrazione, parola, che poi esplode nella pittura. Un “pittore di Idee”, dunque, come recita il sottotitolo dell’esposizione, che mostra nelle opere come si possa essere al contempo artisti e intellettuali.
La mostra Valerio Adami. Pittore di Idee ripercorre la produzione del Maestro configurandosi come un’antologica scandita con andamento cronologico, salvo alcune significative varianti. Nelle prime due sale sono esposti i lavori dagli esordi – il primo è La giostra del 1957 – alla fine degli anni Sessanta. La terza sala presenta le opere degli anni Settanta (con aperture verso gli Ottanta), mentre la quarta diventa una sala non cronologica, ma tipologica, destinata ai ritratti che l’artista ha condotto nei decenni sui “padri nobili” che ha scelto come esempi di vita e di arte. Le sale successive sono dedicate soprattutto agli ultimi quattro decenni – volutamente preponderanti in questa rassegna – sia per testimoniare la fecondità del lavoro di Adami, sia per continuare idealmente la mostra realizzata nel 1986 al Centre Pompidou di Parigi e poi trasferita integralmente lo stesso anno nelle sale di Palazzo Reale a Milano. Arricchisce la mostra uno stretto passaggio tra le sale “tappezzato” dai recentissimi ritratti ideali che l’artista ha compulsivamente realizzato negli ultimi mesi e che costituiscono una specie di “contraltare” espressionista alla sua misurata e calcolata pittura. La mostra è anche l’occasione per far conoscere il lavoro dell’Archivio Valerio Adami, nato nel 2021 in seno alla famiglia, che persegue gli scopi di valorizzare, conservare, promuovere e tutelare l’opera di Valerio Adami, facendo ricerca su tutto ciò che riguarda il lavoro e la vita del Maestro, anche attraverso il nuovo sito web www.archiviovalerioadami.it. In mostra anche il documentario “Valerio Adami, il pittore di poesie” prodotto da Artery Film, per la regia di Matteo Mavero, con la partecipazione dello stesso Valerio Adami e di amici filosofi e artisti. Focalizzandosi sulla parte più introspettiva dell’artista, il docufilm illustra il lavoro e la vita di Adami che si intrecciano con le vicende di alcuni tra gli intellettuali più influenti del ‘900. La rassegna è accompagnata da un catalogo edito da Skira Arte in edizione bilingue italiano e inglese. Si ringrazia per la mostra The Macallan, la cui collaborazione con Valerio Adami risale al 1993, quando l’artista disegnò l’etichetta per una storica annata di whisky del 1926, record assoluto all’asta nel 2023. |
Valerio Romani Adami (Bologna, 1935) vive tra l’Italia e Parigi. L’atelier di Felice Carena, poi l’incontro a Venezia con Oskar Kokoschka e in seguito l’Accademia di Brera con Achille Funi sono stati il suo itinerario di formazione. Dai primi anni Sessanta, insieme alla moglie Camilla Cantoni Mamiani, inizia quella vita di viaggi che lo porterà a vivere e a lavorare in diverse città europee, negli Stati Uniti, in particolare a New York, in America Latina, in Israele e in India, stringendo nuove amicizie e creando una cerchia di intellettuali che include nomi come Carlos Fuentes, Jacques Derrida, Italo Calvino e Luciano Berio.
Ha tenuto numerose mostre personali e collettive in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo, spesso accompagnate da cataloghi di rilievo contenenti testi di critici, scrittori e filosofi. Hanno scritto di lui fra gli altri Philippe Bonnefis, Italo Calvino, Jacques Derrida, Gillo Dorfles, Paolo Fabbri, Carlos Fuentes, Michel Onfray, Maurizio Ferraris, Octavio Paz, Vittorio Sgarbi, Antonio Tabucchi, Dore Ashton, Jean-François Lyotard.
Le sue opere sono state esposte al MoMA e al Jewish Museum di New York, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, al Centre Georges Pompidou, alla Fondazione Maeght, a Tel Aviv, Buenos Aires, Atene, Valencia, Caracas, Helsinki e in molti altri luoghi. Ha inoltre ricevuto numerose commissioni per la realizzazione di opere pubbliche, soprattutto in Francia, come i pannelli murali alla Gare d’Austerlitz e al Théâtre du Chatelet a Parigi, le vetrate per l’hôtel de ville de Vitry-sur-Seine e il dipinto sulla battaglia di Valmy per il Ministero degli Interni.
È del 1971 il film Vacanze nel deserto nato dalla collaborazione tra Valerio Adami, anche protagonista della pellicola, e il fratello, regista del film, Giancarlo Romani Adami – filmmaker sperimentale e assistente di Federico Fellini sul set de La dolce vita -, con la partecipazione della moglie Camilla, insieme a Dino Buzzati e ai pittori Aldo Mondino ed Errò.