Accordo con l’Università degli Studi di Milano UNIMI con Fondazione Giannino Bassetti

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di Saverio Fossati

ASSOEDILIZIA informa

Si aprono gli archivi della Fondazione Giannino Bassetti, che a dire il vero sono sempre stati generosamente a disposizione degli studiosi che lo richiedevano. Il 9 luglio, però, è stato siglato l’accordo quadro tra l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Giannino Bassetti che vede, tra le altre attività, l’apertura ai ricercatori della Statale dell’Archivio di Piero Bassetti, una miniera di informazioni sulla vita politica e culturale di Milano degli ultimi 70 anni. Alla presentazione ha partecipato Assoedilizia. Il progetto ha come referente il dipartimento di Lingue, Letterature, Culture e Mediazioni e Roberta Garruccio, ricercatrice di storia economica.
Piero Bassetti è stato un personaggio chiave della politica e dell’industria milanese dagli anni Cinquanta: consigliere comunale già nel 1956, primo presidente della Regione Lombardia, poi deputato per la Dc. Carica che lasciò nel 1982, come ha ricordato, per diventare presidente della Camera di Commercio di Milano e poi di Unioncamere in evidente polemica con l’ambiente politico nazionale. L’archivio è composto da tutte le fasi del mondo politico e intellettuale che è girato intorno a Bassetti da 1947.

La presentazione dell’accordo quadro si è aperta con l’introduzione del segretario generale della Fondazione, Francesco Samorè, che ha ricordato la coincidenza tra il centenario della Statale e il 30° della Fondazione Bassetti: “L’accordo con la Statale è un accordo quadro che nasce dall’esigenza che il materiale dell’archivio si apra allo studio di una relazione principale: quella tra il sapere e il potere”. Essendo i luoghi del sapere portati a rinnovarsi ma anche portatori della responsabilità, ha detto Samorè, abbiamo accolto la disponibilità del rettore di mettere in una cornice questi proponimenti.

Roberta Garruccio, la ricercatrice che da tempo segue l’archivio
Il contesto parte dalle parole di oggi: innovazione istituzionale e “studio del potere”, attraverso un patrimonio che ci consente di indagare sulla dinamica tra potere e sapere. Da oggi, ha detto Garruccio, l’archivio si apre alla ricerca in modo più sistematico e aperto con una serie di iniziative comuni: “Quando abbiamo iniziato a ragionare sull’apertura la domanda di Piero Bassetti è stata a chi interessasse l’archivio”. Non interessa cioè solo perché esiste ma perché una prospettiva politica e perché sono ormai oggetto di attenzione crescente gli “archivi di persone”, patrimoni particolarmente complessi, come questo, ed esposti al rischio di dispersione.
Un percorso, ha spiegato Garruccio, che è iniziato intorno al 2007-2008 quando c’è stato un primo accesso alle carte e da quel gruppo di lavoro è nato un convegno alla Statale e un libro. Ma il noumeno di tutto questo va forse cercato in un’intuizione precoce di Bassetti: il potere non sta nelle istituzioni costituite ma in grembo alle innovazioni. La domanda della Fondazione è quindi: a quale sapere andrà il potere? Questo archivio è nato con una finalità pratica e immediata ma è diventato anche uno strumento di valore autobiografico. E che si lega ad altri archivi cittadini importanti come quelli Aniasi, Secchia, Valiani.

Samorè ha ripreso la parola per spinegere il pubblico a soffermarsi libro di Bassetti del 1978 “Occidente scomodo” con la prefazione del corrispondente italiano del Times, dove Bassetti viene definito “planetarista” perché capisce che l’Italia è disponibile  costruzioni sovranazionali come l’Europa, e regionali, meno a quelle nazionali.

Elio Franzini, rettore della Statale, ha sottolineato come la politica degli ultimi 60 anni sia ancora tutta da esplorare: “Perché l’Università a che fare con gli archivi? Perché vi si esercita il pensiero critico. La verità non è mai semplice e occorre il dialogo del senso e l’Università è il luogo in cui si crede che le narrazioni vadano adeguatamente esplorate e che la metafisica abbia senso solo se parte dalla realtà”. Le tre parole chiave di questo archivio sono sapere, potere, potere e innovazione e designano la cultura del Novecento. Innovazione, in particolare, ha concluso Franzini, va aggiunto alla parola foucaultiana “genealogia”. L’Università è la sinergia tra la dimensione della tradizione  e quella dell’innovazione.

La parola è poi toccata al protagonista dell’eventi, Piero Bassetti: “Tra sapere, potere e innovazione c’è un vincolo inscindibile che va delineato anche nel futuro: non è che una politica non sapiente non paghi prezzo: ora proprio per questo la politica sta pagando un prezzo altissimo ed è disprezzata in termini di valore assoluto”.
L’archivio messo nelle mani più giuste, ha detto Bassetti, può dare un contributo di utilità e i milanesi farebbero molto bene a rendersi conto che sta arrivando un’epoca in cui ci sarebbe bisogno di loro se sapessero cosa sono: una problematica che passa da Sant’Ambrogio. Questo rapporto è un tentativo che spero si sviluppi per portare il significato vero di fare politica a Milano: i milanesi non hanno ancora capito cosa sia la politica “vera”, a differenza dei romani che hanno capito bene cosa sia la politica “falsa”. Persino l’economia  e il sapere contano meno della politica. Come si norma, ha concluso Bassetti con il consueto acume,  quello che non si sa e quello che si scopre?

FOTO

  • Francesco Samorè, Piero Bassetti, Piero Franzini, Roberta Garruccio
  • Elio Franzini, Piero Bassetti
  • Achille Colombo Clerici, Marilisa D’Amico, Elio Franzini

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