(mi-lorenteggio.com) Bucarest, 19 giugno 2024 – La ringrazio molto, Presidente, per l’accoglienza e per queste parole.
Sono lietissimo di essere qui a Bucarest, per poter dialogare con lei e avere con lei scambi di idee, come sempre parlando con lei, di grande utilità e preziose.
Non c’è dubbio che da quando sono venuto l’ultima volta – ci siamo visti qui, otto anni fa – il contesto geopolitico sia molto cambiato.
Però anche in questa occasione, abbiamo registrato, così come allora, otto anni fa, una piena coincidenza di vedute su tutte le questioni dell’agenda internazionale e con una grande soddisfazione nell’esame dei rapporti bilaterali.
La Romania per l’Italia è un partner imprescindibile, sia sul piano bilaterale che su quello europeo, che su quello delle questioni internazionali.
La comune appartenenza all’Unione è per noi un elemento ulteriore di dialogo e di collaborazione. Anche per questo l’Italia si augura e sollecita che il Consiglio europeo, dopo aver rimosso i controlli marittimi e aerei nelle frontiere, rimuova anche quelli ai confini terrestri, perché la Romania possa entrare pienamente nello spazio Schengen. Ed è una condizione che noi sollecitiamo fortemente.
Abbiamo anche una collaborazione intensa sul piano dell’Alleanza atlantica, nel suo ambito, e stiamo collaborando attivamente, con le nostre Forze Armate, che hanno un ottimo rapporto collaborativo sulla comune sicurezza, in qualunque direzione, nei fronti dell’Alleanza.
Abbiamo anche constatato, come il Presidente poc’anzi cortesemente ricordava, l’eccellenza dei rapporti bilaterali sotto ogni profilo. Naturalmente, sappiamo che questi sono agevolati dalle comuni radici culturali e dalla presenza di comunità operose e apprezzate, vicendevolmente presenti nei nostri Paesi.
L’Italia ospita volentieri un’ampia, numerosa comunità rumena che contribuisce alla nostra vita quotidiana, in maniera operosa ed efficace. In Romania vivono molti italiani, operano molte aziende, come il Presidente ha cortesemente rammentato.
I nostri rapporti economici sono eccellenti: anche su quel piano abbiamo un rapporto crescente. Il Presidente Iohannis ha appunto ricordato, poc’anzi, come l’interscambio sia arrivato ai venti miliardi, e riteniamo di poterlo ulteriormente ampliare e intensificare.
Del resto, il Vertice intergovernativo che si è svolto a febbraio ha registrato, anche con la Dichiarazione congiunta dei due Governi, l’eccellenza dei rapporti e ha fatto il punto su ulteriori sviluppi di collaborazione.
Abbiamo parlato, con il Presidente, dell’Unione europea, come lui poc’anzi ha detto. Abbiamo parlato dell’occasione che viene offerta dalla nuova fase della vita dell’Unione, dopo le elezioni del Parlamento europeo, con l’esigenza di riprendere pienamente fiducia da parte dei nostri concittadini, dei vari Paesi dell’Unione, nei confronti delle sue istituzioni.
A questo riguardo, abbiamo considerato come sia indispensabile – lo accennava poc’anzi il Presidente Johannis – l’ampliamento dell’Unione con l’allargamento ai Paesi candidati.
Io sono stato, appunto, – come ricordava cortesemente il Presidente Johannis – ieri in Moldova, riaffermando la convinzione forte dell’Italia per l’ingresso della Moldova nell’Unione europea e per il contributo a rendere i tempi più veloci possibili. Così come intendiamo che avvenga per i Paesi dei Balcani occidentali e per l’Ucraina.
Abbiamo una visione comune dell’urgenza del completamento dell’Unione europea a questi Paesi che sono candidati e che auspichiamo possano entrare velocemente nell’Unione, per contribuire alla sua vita.
Abbiamo anche parlato dell’esigenza che, dopo le elezioni, l’Unione affronti alcuni nodi che si trova davanti. Personalmente sottolineo l’urgenza di alcuni punti da affrontare: accanto a quello dell’allargamento, quello di carattere economico, gli aspetti e gli elementi che intensifichino la competitività dell’Unione sul piano internazionale, la sua coesione sociale, quelli che riguardano la definizione e il completamento della condizione finanziaria dell’Unione e del suo bilancio, e particolarmente quelli che riguardano le sue procedure decisionali.
I problemi nascono sempre più velocemente nella vita del mondo e richiedono risposte immediate, tempestive, altrimenti vengono risolti secondo le scelte di altri grandi soggetti internazionali.
È avvenuto così molte volte; non può avvenire più così. L’Unione deve darsi tempi decisionali più veloci ed efficienti. Perché i problemi non aspettano i tempi lunghi di procedure interminabili.
Questo richiama anche il problema della sicurezza dell’Unione. Come Paesi appartenenti alla NATO, con grande fiducia nell’Alleanza e riaffermata nella sua storica importanza, noi riteniamo che l’Unione europea debba dotarsi di una difesa comune, anche per rafforzare il pilastro europeo della NATO ma per dare una risposta deterrente all’aggressività crescente della Federazione russa.
Abbiamo parlato molto – come il Presidente ha poc’anzi accennato – dell’Ucraina, del sostegno pieno che concordemente Romania e Italia intendono riservare e mantenere in favore dell’Ucraina, per difendere insieme la sua indipendenza e sovranità, per difendere le regole internazionali della vita ordinata, secondo il diritto internazionale, nella comunità internazionale, e per difendere la sicurezza dell’Europa. Perché dalla difesa ucraina, dal sostegno all’Ucraina, dalla sua resistenza passa la sicurezza dell’intera Europa.
Abbiamo, per questo, fatto un cenno alla Conferenza che si è svolta in Svizzera per avviare un primo passo, naturalmente – come era previsto – preliminare, per avviare negoziati di pace, sperando che sia possibile avere dalla Russia una disponibilità, degli spiragli per questo negoziato, per una pace giusta che riaffermi le regole del diritto internazionale.
Abbiamo, con il Presidente Johannis, registrato la piena identità di vedute su tutti i problemi importanti della vita internazionale e su quelli dell’Unione europea e, naturalmente, sull’importanza di intensificare ulteriormente i nostri già eccellenti rapporti bilaterali.
Anche per questo sono grato al Presidente Johannis per i colloqui che abbiamo avuto, per la puntualità e la saggezza delle considerazioni che, ogni volta che ci incontriamo, esprime.
Grazie, Presidente.
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Domanda: Che cosa pensa dell’avanzata della destra in Europa, Italia compresa?
Presidente: le rispondo volentieri. Ma, vede, io abitualmente non commento i risultati elettorali, non soltanto perché in Italia il mio compito, il mio ruolo, è di assoluta imparzialità tra le forze politiche, ma anche perché la coscienza democratica impone di rispettare sempre il voto degli elettori. Quello che è importante è che si ricordi sempre che vi è un carattere irrinunziabile dell’Unione europea, che è nata da un patto di pace e di democrazia. In conseguenza di questa scelta, che ha posto fine a secoli di rivalità e di conflitti in Europa, garantendo settant’anni di pace fin qui, l’Unione europea è nata all’insegna di alcuni valori, che sono la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto della dignità di ogni persona, la volontà di accrescimento del livello sociale di ciascuno – e quindi la coesione sociale – e la pace. Questi sono i principi, i valori che contrassegnano l’Unione europea. E chiunque ne faccia parte deve averli sempre come elemento di riferimento invalicabile.
Domanda: Avete parlato dell’esigenza – soprattutto il Presidente Mattarella – di decisioni rapide da parte dell’Unione europea. Le elezioni per i cittadini ci sono state una decina di giorni fa. Si parla di attendere ancora settimane per avere una nuova governance. Tutto sembra un po’ bloccato da veti contrapposti, tra popolari e socialisti, nei confronti dell’Ecr e dei partiti di estrema destra. Volevo sapere se è utile accelerare e avere una governance in tempi rapidi, oppure dobbiamo aspettare ancora nuove trattative e magari anche il risultato delle elezioni francesi? E vorrei sapere se, a suo avviso, le immagini – che hanno fatto purtroppo il giro del mondo – della rissa nel nostro Parlamento non possano essere un granello di sabbia per le aspettative italiane in questa trattativa, per avere dei ruoli anche nella governance europea.
Presidente: io vorrei evitare che si confondessero piani diversi. Io ho parlato qui, come altrove, di velocità riferendomi all’esigenza che l’Unione europea possa affrontare i problemi che si pongono di fronte ad essa: dal clima, alla salute, dall’economia, alla difesa, in maniera veloce, dandosi meccanismi e processi decisionali veloci. Non ho parlato di velocità nella formazione degli organi dell’Unione, che è un altro capitolo, molto diverso. La velocità di cui parlo è quella che riguarda l’esigenza che l’Unione abbandoni processi decisionali lenti, che arrivano tardi sui problemi quando questi sono già risolti, e invece abbia capacità di decidere tempestivamente. Per quanto riguarda i vertici, a parte che vorrei subito togliere dal tavolo un problema. Non credo che abbia alcun rilievo, alcun ruolo, quella scena indecorosa che è avvenuta in una delle nostre Assemblee parlamentari qualche giorno addietro, che tutti hanno condannato. E che mi auguro sia una reazione che faccia comprendere a chi l’ha attivata che non sono questi i comportamenti parlamentari. E, d’altronde, la tradizione del nostro Parlamento è talmente nobile che questo non può essere però un episodio di rilievo, che abbia qualunque tipo di influenza. Quel che posso dire su cosa occorra fare è molto poco perché, come lei sa, in Italia questa è materia che riguarda il Governo, appartiene all’ambito delle attribuzioni del Governo, non a quella del Presidente della Repubblica. Quel che posso dire soltanto è che, siccome l’Unione si troverà di fronte a decisioni importanti da assumere – ripeto – sul piano della politica internazionale, della difesa, dell’economia, della vita sociale, del lavoro, della condizione dei cittadini, mi auguro che la soluzione che dà vita ai vertici esprima, garantisca e promuova serenità nei rapporti nell’Unione e non fratture o conflittualità che renderebbero difficile risolvere e affrontare in maniera adeguata quei problemi così rilevanti. E quindi che vi sia una condizione in cui si possa garantire a queste scelte che andranno fatte una convergenza ampia.