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Proverbio: Giugno ciliegie a pugno

CINGHIALI – LE VOCI LODIGIANE E MILANESI DALLA PIAZZA DELLA PROTESTA

(Mi-lorenteggio.com) Milano, 18 giugno 2024 – Si sono radunati in piazza Duca d’Aosta a Milano, esasperati da una situazione che non trova soluzione, per denunciare i continui attacchi dei selvatici a cominciare dai cinghiali, che con le loro incursioni distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare gli incidenti stradali e le incursioni nei centri urbani. Ecco alcune voci e testimonianze di agricoltori e sindaci che hanno preso parte alla protesta con la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza.

“Quando ti trovi di fronte alla devastazione causata dai cinghiali, tutto il resto passa in secondo piano compreso i danni provocati da altre specie che qui da noi sono in particolare piccioni e nutrie – racconta Matteo Foi, allevatore di vacche da latte e cerealicoltore di Abbiategrasso (MI) -. Qui sono almeno vent’anni che abbiamo a che fare con gli ungulati che scorrazzano sui campi coltivati a mais, oltre che sui prati: arriviamo anche a 30 mila euro e più di danni diretti all’anno, ai quali vanno aggiunti i costi indiretti come quelli legati al fieno rovinato che finisce con l’ammuffire o la manutenzione periodica della recinzione elettrificata intorno all’azienda, che riduce le incursioni ma non le annulla”.
“Avendo l’azienda agricola proprio al confine con il Parco del Ticino, dove la popolazione dei cinghiali è molto numerosa, ho deciso di mettere 3 chilometri di recinzione intorno alla mia campagna, ma non è bastato – spiega Stefano Invernizzi, imprenditore agricolo di Magenta, nel Milanese -. Alcuni animali sono passati comunque: negli ultimi due anni in quell’area ho perso almeno il 20 per cento del mais seminato su 600 pertiche e il Parco mi ha riconosciuto danni per 6 mila euro, ai quali però vanno aggiunti anche i costi di manutenzione della recinzione. I cinghiali sono devastanti: arrivano e mangiano il seme appena piantato, poi tornano a finire il lavoro quando ci sono le pannocchie”. Non va meglio con le nutrie, assicura Invernizzi: “Non solo fanno danni alle coltivazioni, ma scavano buchi nel reticolo idrico. Qui in valle, nei nostri fossi, abbiamo acqua tutto l’anno per cui siamo costretti a intervenire in continuazione per evitare frane e perdite d’acqua causate dall’attività delle nutrie”.
Per Riccardo Asti, cerealicoltore e allevatore di suini a Pieve Fissiraga, in provincia di Lodi, “i danni diretti più pesanti causati alla nostra azienda dagli animali selvatici sono causati dalle nutrie, che ormai ogni anno si mangiano anche il 10 per cento delle produzioni in campo, soprattutto di mais. Inoltre, dobbiamo intervenire per i buchi nei corsi d’acqua e il crollo delle sponde di rogge e fossi causati dai questi roditori. Ma c’è grande preoccupazione anche per la crescita di presenza dei cinghiali sul territorio: non sono ancora così tanti da devastare il raccolto, ma rappresentano un problema per la biosicurezza dei nostri allevamenti suini per il rischio di trasmissione della peste suina africana. Siamo costretti a stare sempre sul chi vive”.
“I cinghiali rappresentano sicuramente un problema – commenta Emanuele Gimondi, agricoltore di Montanaso Lombardo (LO) – perché con il loro passaggio nei campi devastano tutte le coltivazioni che si trovano di fronte. Ma da noi pesano anche i danni da nutrie, che arrivano in alcuni anni persino al dieci per cento delle produzioni, senza contare le conseguenze sul reticolo idrico e sulle strade di campagna”.
Fa sintesi delle posizioni degli agricoltori sul territorio il presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, Alessandro Rota: “Oggi siamo venuti a chiedere a Regione Lombardia di approvare al più presto un nuovo piano regionale di contenimento e controllo della fauna selvatica. Sollecitiamo una “filiera corta” nella gestione dei selvatici, perché non ne possiamo più dei continui rimbalzi di responsabilità tra istituzioni – Province, Città metropolitana e Regione – ma vogliamo un unico soggetto con cui interfacciarci, così da scaricare a terra nella maniera più rapida e concreta possibile tutte le azioni necessarie”.

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