(mi-lorenteggio.com) Milano, 17 aprile 2024 – Si è svolto questa mattina, presso la Sala Gonfalone di Palazzo Pirelli, l’evento: “Sanità pubblica contro sanità privata” organizzato dal Movimento Cinque Stelle Lombardia per fare il punto sul futuro del servizio sanitario regionale.
Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali del capogruppo Nicola Di Marco, il video-intervento del leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte che ha ricordato come: “L’unico piano possibile è restituire ruolo e centralità alla sanità pubblica. Siamo a favore di un’assistenza universale equa e solidale, ci battiamo contro l’idea privatistica della destra che sta trasformando un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione a bene di lusso”.
Padrona di casa, la Consigliera regionale Paola Pizzighini (M5s): «In Regione abbiamo liste d’attesa infinite, ospedali svuotati sia di risorse umane che di posti letto, Pronto soccorso al collasso. Insomma, non possiamo più dire che Regione Lombardia sia un modello, per quanto riguarda il servizio sanitario pubblico. Questo perché, negli ultimi trent’anni, il centrodestra ha consapevolmente spostato risorse dal pubblico al privato. L’effetto di questa privatizzazione ha fatto sì che in Lombardia molti cittadini siano stati costretti a rinunciare alle cure. Il M5s farà di tutto per evitare questa deriva, non vogliamo questo modello di sanità, ma difendere quanto scritto all’interno dell’art.32 della nostra costituzione.
Nell’immediato occorre istituire il CUP unico di prenotazione, con la condivisione delle agende da parte sia delle strutture pubbliche che di quelle private. Una necessità per abbattere le liste d’attesa. Una promessa che il centrodestra da anni non mantiene. Bisogna trovare le risorse per retribuire equamente i professionisti della sanità: medici, infermieri, operatori sanitari, per evitare che scappino nel privato o all’estero. Stesso discorso vale per la medicina territoriale, che va potenziata attraverso il lavoro dei medici di base e attraverso la piena operatività delle “Case della comunità” che al momento restano, in larga parte, scatole vuote prive di strumentazione e personale».
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