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Roberta Bruzzone a Villa Burba: “Manipolatori sempre più diffusi. L’unico modo per salvarsi è allontanarsi e non tornare indietro”

Affollato incontro di prevenzione. Il Sindaco Andrea Orlandi e l’assessore Alessandra Borghetti: “Fondamentale porsi interrogativi su se stessi e su coloro che ci circondano”

(mi-lorenteggio.com) Rho, 29 febbraio 2024. Una alternanza di gratificazioni e di vessazioni. Relazioni distorte condotte da persone con un funzionamento sociale apparentemente efficiente, che distruggono lentamente la loro vittima. Roberta Bruzzone, la criminologa invitata a Villa Burba a intervenire sul tema “La prevenzione è cura:  come riconoscere un manipolatore”, è stata chiara e determinata: “Siamo tutte potenziali vittime e qualcuno presente qui stasera lo è già stato e lo è in questo momento. L’unico modo per uscirne è allontanarsi e non tornare indietro. Niente sindrome da crocerossina, niente titubanze. Andarsene e basta. Allora tutta l’energia tornerà nelle vostre mani e tornerete a essere una persona con sogni, passioni, interessi, amici, a godervi tutta la vita che avete davanti. Non dovete salvare nessuno se non voi stessi. Abbiate il coraggio di affrontare una sofferenza temporanea, indispensabile per salvarsi definitivamente”.

La serata, organizzata dall’assessore alle Pari Opportunità Alessandra Borghetti insieme con l’associazione Senza Veli sulla lingua, ha visto protagoniste anche Elisa Buonanno, consigliera nazionale dell’Associazione Senza Veli Sulla Lingua, e la giornalista Sonia Bedeschi. Un ringraziamento particolare va alla dirigente Emanuela Marcoccia e all’Ufficio da lei coordinato.  

Inquadrando il lavoro svolto da anni dalla propria associazione, Elisa Buonanno ha chiesto a Roberta Bruzzone di aiutare a capire chi sia un manipolatore. Questa la sua risposta: “I manipolatori sono persone come noi, ma senza anima. Li incontriamo in ogni fascia di età e in ogni situazione sociale. Tutti noi ricorriamo a una manipolazione benevola quando diciamo piccole bugie, altro è la manipolazione malevola. Può trattarsi di genitori, figli, fidanzati/e, mariti, mogli, colleghi, amici. E’ chi distorce la realtà per portare un’altra persona a nutrire bisogni che non sono i suoi ma sono quelli del manipolatore, il quale ne ricava solo vantaggi. Questa tipologia di personalità è in rapidissima diffusione. Anche i modelli genitoriali non sono adeguati. Oggi si proteggono figli già disturbati. Il brutto voto è il pretesto per incolpare il professore, non è mai un problema del figlio. Questa è strada maestra per formare futuri manipolatori maligni. Apriamo gli occhi! Riconosciamo la manipolazione! Perché se abbiamo la sventura di incontrare figure del genere rischiamo danni sicuri, spesso incalcolabili, in alcuni casi irreparabili. C’è chi ha perso la vita”.

Non sono mancati riferimenti alla cronaca. E’ stato anche citato il caso di Giulia Cecchettin: “Filippo Turetta si è infilato nella sua vita, nella sua stessa facoltà, nei suoi hobby e amicizie. Ci sono persone che saturano la vita della vittima, guai se muove un passo senza di lei. Vale per uomini e donne. Il fatto è che non è facile accorgersi di cosa accade. Lo vedono altri, i familiari, gli amici. La vittima cade nella trappola delle gratificazioni, come un eroinomane in fase di luna di miele con la sostanza da cui dipende. Chiunque può essere una preda. Anche chi si sente strutturato può attraversare momenti di difficoltà, una malattia, un lutto, una crisi finanziaria, un cambiamento che toglie sicurezze. Quando emergono pensieri negativi o emorragie emotive, siamo in una condizione che il manipolatore affettivo adora, quella in cui dubitiamo di noi stessi: lui si propone come la risposta a tutte le vostre preghiere. Si avvicina e si mostra perfetto, la persona cui affidarsi, cui raccontare le vostre fragilità perché vi sentirete ascoltati come mai prima”.

La prima fase della relazione mostra la persona migliore del mondo. Ci si sente gratificati da attenzioni, regali, complimenti: “Quando vi avrà catturato, l’organismo cambia. La dopamina aumenta e in combinazione con ossitocina e feniletilamina crea un effetto che nessuno stupefacente al mondo produce. La persona meravigliosa dell’inizio, però, è una maschera, che funziona il tempo necessario per capire che siete intossicati da queste tre sostanze neurobiologiche. La mente è obnubilata, perdiamo di vista aspetti importanti, che comincerebbero a indicarci quel che non va. Anzi, chi mette in dubbio e si preoccupa, chi ci fa notare che cambiamo vita e questa persona si è catapultata in tutti i nostri interessi, non ci piace. Siamo totalmente prigionieri. In questa fase sarebbe meglio non prendere decisioni importanti, tipo sposarsi e avere un figlio, perché avere un figlio con un manipolatore affettivo è l’ergastolo, il figlio verrà sempre usato come arma, fin dal concepimento”.

Bruzzone ha indicato il tempo della dopamina in un arco di 6/12 mesi. Poi inizierà l’alternanza di sfuriate e richieste di perdono. Quindi ha iniziato a rivolgersi alle donne: “Nelle relazioni sane, dopo 8-12 mesi passiamo dall’innamoramento al recupero delle nostre facoltà cognitive, il legame si stabilizza. Si fanno progetti, oppure ci si lascia. E’ la normalità. Siamo in grado di elaborare la fine di un rapporto senza sterminare una famiglia. Se subentrano fantasie diverse, facciamoci aiutare. Con un manipolatore non avviene la sedimentazione del legame, si alternano picchi di angoscia e frustrazione a occasioni di gratificazione. Quando queste ultime mancano, si è come un tossicomane in cerca della prossima dose. Io vi ricordo che quello che credevate il principe azzurro non esiste. Quelli delle favole si sposavano senza conoscersi, non va bene! Occorre un consenso informato, sempre e comunque”.

Fondamentale una domanda posta dalla criminologa: “Ho sentito dalle vittime cose che faccio fatica a ripetere. Mi chiedo quale sia per ciascuno il punto di non ritorno. Alcune vittime non ce l’hanno. Sprofondano in un abisso di angoscia senza la possibilità di uscirne fuori. Chiediamoci cosa immaginiamo di non riuscire a tollerare nella relazione. E facciamo attenzione. Tante denunciano e poi tornano indietro, non stupiamoci. Lui, quando sente puzza di aule giudiziarie, torna il principe dell’inizio. Non credetegli, vi distruggerà. Quando la vittima si sottrae, il manipolatore intensifica la sua azione, ti porta a dubitare di te. Ricordate, l’astinenza si può superare. Si sta malissimo, ma si può. Troncare ogni rapporto è l’unica strada possibile. Solo la lontananza permette alla mente di ritrovare equilibrio. Non dovete salvare altri se noi voi stesse”.

Numerose le domande dal pubblico. E le testimonianze dirette di chi ha subito manipolazione da compagni e genitori. Sia Roberta Bruzzone sia Sonia Bedeschi hanno raccontato piccole manipolazioni subite da ragazze. Tanti gli inviti ad aprire gli occhi: “Il manipolatore narcisista vuole un soggetto supino, che non abbia bisogni propri da sbattergli in faccia. Se avete problemi seri, non vi darà appoggio. La pioggia di attenzioni svanirà. Se ve ne andate e poi tornate da lui, lo state autorizzando a fare a pezzi la vostra vita, la vostra autostima. Ricordatevi che non c’è niente e nessuno più importante di voi stesse. L’unica cosa che il manipolatore teme è la vergogna, è che gli altri scoprano quanto sia piccolo. E’ incredibilmente autoreferenziato e teme di essere visto per quello che è: inadeguato, incapace di amare e bugiardo. Fate attenzione alle relazioni precedenti: quello che è accaduto predice quello che accadrà. In genere avete davanti un mix tra Calimero e la piccola fiammiferaia: sono tutti contro di lui, non ha ottenuto risultati perché il mondo ha complottato contro di lui. Darà sempre la colpa ad altri, non farà mai autocritica. Per amare in maniera sana, devo saper mettere a nudo le mie fragilità. Attente! Lui lo chiederà a voi, vorrà mappare le vostre sofferenze e umiliazioni, per usarle contro di voi, ma non rivelerà le sue. Siamo così immerse nel patriarcato che nemmeno si immagina una realtà diversa. Nell’ultima indagine Istat abbiamo un 40 per cento di ragazze tra 16 e 29 anni che ritengono un segno di interesse nei loro confronti la richiesta di cedere le password dei propri account. Assurdo. L’unico modo per vincere con un manipolatore è non entrare in partita”.

L’assessore Alessandra Borghetti ha posto l’attenzione sui testi di alcune canzoni molto in voga tra i preadolescenti: “Le espressioni violente contro le donne abbondano. I ragazzi e le ragazze le cantano, le postano, mi auguro senza rendersi conto di quello che dicono. Questa musica così interiorizzata e considerata normale, tanto da ripeterla davanti a genitori e insegnanti, quanto ci deve preoccupare?”. Roberta Bruzzone ha così replicato: “La musica è uno dei veicoli emotivi più potenti. Gli adolescenti hanno un deficit di produzione di dopamina, se quelle canzoni ne alzano il livello, questa modalità influenza il loro pensiero, magari non in modo sempre devastante, ma si formano una idea distorta di come essere per essere interessanti e accettati da gruppo dei pari. Non è da sottovalutare.  Quei testi sono un tripudio di patriarcato tossico della peggiore risma, anche il fatto che ragazze si identifichino in certi modelli non lo trovo rassicurante. Non credo la trap trasformi in narcisisti maligni, ma non aiuta a imboccare la strada giusta”.

A chiudere il dibattito il Sindaco Andrea Orlandi, che ha commentato: “E’ importante informare e creare prevenzione. Incontri come questo lasciano il segno e soprattutto suscitano interrogativi su noi stessi e su chi ci circonda”.
 
Il Comune di Rho si scusa per il disagio subito da chi non ha potuto entrare in Sala Convegni a causa della notevole affluenza di pubblico. La dott.ssa Bruzzone era disponibile solo in questa data e non c’erano a disposizione altre sale comunali, perché impegnate per altre iniziative organizzate da tempo. 

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