I due nubifragi estivi hanno raso al suolo centinaia di ettari di bosco tra Abbiategrasso e Vigevano. I tecnici del Parco stanno utilizzando metodi innovativi, con droni e immagini da satellite, per verificare l’attuale situazione, ma ci vorranno ancora alcune settimane per quantificare i danni ad un patrimonio naturale di valore inestimabile.
(mi-lorenteggio.com) Magenta 16 settembre 2023 – Come ricorderemo il 2023? Siccità, incendi, inondazioni, ondate di calore, poi la violentissima sequenza di nubifragi, quattro episodi in luglio e l’ultimo, devastante, a fine agosto.
Gran parte del Parco del Ticino non è stata risparmiata. In particolare migliaia di alberi sono stati sradicati o stroncati nei boschi, chilometri di filari campestri hanno subito la stessa sorte.
Con diversa traiettoria e diversa intensità, questi fenomeni estremi si sono abbattuti sui nostri territori nelle ultime settimane, con venti che hanno sempre superato i 100 km orari.
“Soprattutto l’evento del 26 agosto scorso ha raso al suolo centinaia di ettari di bosco tra Abbiategrasso e Pavia – spiega la Presidente, Cristina Chiappa – creando grandi lacune paragonabili, su minore scala, alla tempesta Vaia che a partire dal 26 ottobre 2018 aveva colpito, con dimensioni sicuramente più catastrofiche, il nord est dell’Italia. Ma per le nostre foreste, le nostre più belle foreste di quercia, le ultime di queste dimensioni nella pianura Padana, in proporzione il danno regge il paragone: si tratta, purtroppo, di un evento epocale”.
I tecnici, i servizi operativi del Parco sono subito intervenuti e decine di volontari della Protezione Civile del Parco sono stati impegnati nello sgombero dei casi più urgenti, nel Parco, a Milano o in altri Comuni, su richiesta di collaborazione delle varie amministrazioni. Imprese, agricoltori cooperative e vari altri operatori hanno lavorato, per conto dell’Ente, per il ripristino della viabilità e la riduzione dei danni.
Centinaia anche le telefonate e le e-mail giunte agli Uffici, per avvisare dei lavori di “pronto intervento”, realizzati dalle Amministrazioni, da singoli proprietari e cittadini.
L’elenco dei Comuni colpiti nel Parco è molto lungo. Tutto il territorio del Parco è stato coinvolto dai due eventi.
“In particolare l’ultimo, quello del 26 agosto, ha provocato i danni maggiori nel vigevanese e abbiatense – precisa il consigliere delegato Massimo Braghieri – Per i danni subiti dalle nostre foreste, soprattutto le più belle del milanese e del vigevanese, ci vorranno anni per un almeno auspicabile recupero dell’ecosistema forestale. Certo un ruolo lo hanno giocato, oltre alla forza dei venti, le caratteristiche dei suoli su cui insistono i nostri boschi di alto fusto, che in terreni superficiali come quelli prospicienti al fiume, non hanno apparati radicali profondi. In questo momento i boschi sono particolarmente fragili e attaccabili da specie alloctone, dobbiamo capire come ripristinarli “.
Sono in corso misurazioni con droni e immagini da satellite, quindi metodi innovativi, ma ci vorranno ancora alcune settimane per quantificare gli ettari di bosco rasi al suolo dai due eventi estivi.
“Gli alberi ci aiutano più di tutti nel contrasto alla crisi climatica, assorbono circa il 29 % delle emissioni di CO2 causate dall’uomo (fonte Global Carbon Project, 2022), ma anche loro ne pagano amaramente le conseguenze – conclude il direttore del Parco, Claudio De Paola -.Una stima dei danni è in corso, richiederà settimane. Avvieremo anche una riflessione sui nostri modelli organizzativi e sulla gestione forestale. Purtroppo si sono aperti grandi spazi per le specie esotiche che stavamo cercando di controllare; i modelli colturali del querco-carpineto in letteratura tecnica prevedono tempi più lunghi per la rinnovazione, tempi che con la crisi climatica in atto temiamo di non avere più a disposizione”.
V.A.