(mi-lorenteggio.com) Como, 18 luglio 2023 – Lo scorso 13 luglio CIA Alta Lombardia ha partecipato, nelle persone del presidente Emilio Molteni e del direttore Peppino Titone, all’incontro organizzato dall’assessore regionale Alessandro Beduschi con i rappresentanti del mondo agricolo della provincia di Bergamo presso la sede locale di Regione Lombardia. Di seguito le questioni poste da Cia Alta Lombardia all’attenzione dell’assessore.
Danni conseguenti alle superfici non dichiarabili nei fascicoli aziendali
Il territorio prealpino e periurbano della regione si caratterizza per una elevata frammentazione della proprietà fondiaria, la quale rende estremamente complesso per gli agricoltori di questa area l’acquisizione di validi titoli di possesso dei terreni coltivati.
Le regole del manuale regionale di gestione del fascicolo aziendale consentono agli agricoltori di poter inserire a fascicolo solo quei mappali per i quali esista un documento attestante la cessione in affitto o in comodato dei terreni, documento che deve essere sottoscritto dal proprietario a nome, anche, degli eventuali comproprietari.
La ridotta, talvolta ridottissima, dimensione delle particelle, la frequente presenza di molti comproprietari, la diffusa diffidenza nei confronti dei conduttori che chiedono di formalizzare la concessione in uso dei terreni, fanno sì che gran parte della superficie agricola di queste aree risulti ufficialmente non coltivata, essendo gli utilizzatori impossibilitati a dichiararla nei rispettivi fascicoli aziendali.
Tale stato di fatto produce un enorme danno alle aziende interessate, in quanto:
– le superfici non dichiarate a fascicolo non consentono di percepire i premi della PAC e delle misure a superficie del PSR;
– le aziende che praticano allevamento risultano spesso inadempienti rispetto alla normativa in materia di corretta gestione dei reflui;
– i titolari iscritti nella posizione previdenziale agricola dell’INPS rischiano di vedere disconosciuta la qualifica di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale;
– le aziende rischiano di risultare inadempienti per quanto attiene le norme agroambientali, pur non essendolo di fatto, ciò in quanto le superfici realmente coltivate sulle quale vengono distribuite concimi e/o fitofarmaci ufficialmente non appaiono;
– chi opera nel settore dell’agricoltura biologica rischia di non rispettare – almeno formalmente – i parametri controllati dagli enti certificatori;
– in caso di provvidenze per calamità naturali (come nel caso della siccità dello scorso anno) risultano del tutto falsate le rese unitarie dichiarate.
Da diversi anni la nostra organizzazione preme sui diversi livelli istituzionali, oltre che sulle forze politiche, allo scopo di trovare una soluzione che andasse incontro alle esigenze dei nostri rappresentati.
Fra il 2018 e il 2019 si è svolta una positiva interlocuzione fra CIA e l’On. Stefano Candiani, ai tempi membro del senato della Repubblica. Quale risultato, sebbene di compromesso, di tale azione, siamo riusciti ad ottenere un provvedimento inserito all’Art. 1, commi 389-duodecies e terdecies della Legge di Bilancio 2019, grazie al quale viene estesa alle aziende agricole ubicate nei comuni prealpini di collina, pedemontani e della pianura non irrigua la possibilità, già prevista per le aziende che operano nelle zone montane svantaggiate, di poter dichiarare le particelle condotte di estensione inferiore a 5.000 mq anche in assenza di titolo di possesso.
Il provvedimento che avrebbe potuto rappresentare un fondamentale punto di svolta per l’agricoltura di tali aree risulta tuttavia destinato a restare lettera morta in mancanza di quel decreto di natura non regolamentare indispensabile ad individuare quelle aree ubicate nei comuni prealpini di collina, pedemontani e della pianura non irrigua che sono contraddistinte da specifici fattori di svantaggio.
La nostra richiesta è che si completi il percorso allora avviato dando piena attuazione alla norma di legge.
Gestione delle grandi superfici a pascolo di proprietà pubblica nelle aree montane
Nell’ormai lontano 2013 la nostra organizzazione presentava un esposto al Procuratore della Repubblica di Como, alla Procura Generale della Corte dei conti della Regione Lombardia oltre che al Prefetto di Como, affinché emergessero eventuali profili di illeceità in merito alla gestione delle grandi superfici a pascolo di proprietà pubblica nell’alto Lario.
La prassi, meramente speculativa, da noi denunciata consisteva: a) nel mettere all’incanto enormi lotti le cui dimensioni escludevano in partenza la possibilità di accesso all’uso del bene da parte delle aziende agricole locali; b) la facoltà concessa dalla proprietà al locatore (la classica “testa di legno”) di esercitare il subaffitto a tutto vantaggio di aziende agricole di pianura interessate ad acquisire un titolo di possesso a mero fine speculativo connesso ai premi della PAC.
A diversi anni di distanza da tale esposto, emerge dall’operazione della GdF cosiddetta “Montagne d’euro”. (91 indagati per “truffa” e 7 per “associazione a delinquere” in danno dell’Unione Europea. Sequestro preventivo superiore a 10.000.000 di euro, proprio nell’area dell’alto Lario) che quanto denunciavamo nel 2013 corrispondeva al vero.
Nel frattempo, Regione Lombardia è intervenuta sull’argomento approvando un documento (D.g.r. 4 febbraio 2019 – n. XI/1209 Legge regionale 5 dicembre 2008 n. 31 – art. 24 ter – Approvazione delle «Linee guida per la gestione delle malghe e l’esercizio dell’attività d’alpeggio») che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, rappresentare un punto di riferimento per le amministrazioni pubbliche locali utile ad escludere gli intenti speculativi nei confronti dei beni amministrati. Iniziativa indubbiamente lodevole, ma di certo non risolutiva del problema.
Il problema, infatti, da quanto ci è dato conoscere continua a ripresentarsi in tali territori, sebbene con tecniche di gran lunga più affinate rispetto al modo smaccato di operare in voga nel periodo nel quale si inserisce la nostra citata iniziativa.
La richiesta da parte nostra rivolta a Regione Lombardia riguarda l’attività di vigilanza normalmente e puntualmente svolta da parte di OPR in tali contesti. Chiediamo in particolare che tale attività venga svolta in modo tale da far emergente, al di là del rispetto delle forme, quegli utilizzi meramente speculativi, e pertanto non conformi alle disposizioni della PAC e del PSR, delle superfici dichiarate al mero fine di poter percepire tali premi
La gestione della fauna selvatica
Il problema della mancata gestione della fauna selvatica, da noi denunciato da qualche decennio, si è evoluto in questo lungo periodo, trasformandosi da problema circoscritto alle zone di montagna e al solo settore agricolo, a vera e propria emergenza nazionale.
A tale riguardo, abbiamo colto con favore la volontà espressa dall’assessore di farsi partecipe delle istanze del mondo agricolo affinché si realizzi un efficace piano di controllo di quella fauna, in primo luogo il cinghiale, che tanti danni produce alla nostra agricoltura e al nostro paesaggio.
Abbiamo altresì di molto apprezzato l’atteggiamento dell’assessore Beduschi aperto al dialogo e all’ascolto. L’auspicio, ovviamente, è che da tale positiva interlocuzione giungano poi quelle risposte che i nostri imprenditori da molto attendono.