Solennità di San Gennaro 2022
Patrono di Napoli e della Campania
Celebrazioni presiedute, in Cattedrale, da Don Domenico Battaglia
Arcivescovo Metropolita di Napoli
Omelia dell’Arcivescovo Don Mimmo Battaglia
Sorelle e fratelli carissimi,
ancora una volta ci ritroviamo insieme, come Chiesa partenopea, nel giorno natale del vescovo e martire Gennaro. Può sembrare strano definire così un giorno in cui la violenza sembrò prevalere, in cui l’odio selvaggio apparve non conoscere limiti, in cui un discepolo di Cristo per la sua fede venne ucciso in un modo cruento e terribile. Ma sappiamo bene che la logica evangelica è fatta di ribaltamenti improvvisi, di rovesciamenti dei soliti punti di vista, di rottura degli schemi mondani e razionali a cui spesso siamo abituati. Ed è così che presto i cristiani impararono a riconoscere la morte come una nuova nascita, comprendendo bene che per chi ama, l’ultimo respiro su questa terra diviene il primo respiro nel cuore di Dio. Perché tutto passa, tranne l’amore. L’amore resta. Vive. Cammina. Supera i confini della morte, rompendo i binari dello spazio e del tempo, in quella che nel Credo chiamiamo “comunione dei santi”. Ed è in questa comunione che oggi ci raduniamo. Nella consapevolezza che il vescovo Gennaro è presente, così come sono presenti tutti coloro che come lui hanno amato il Signore e i fratelli, spendendosi oltre misura per la causa del Vangelo, dell’uomo, del bene.
Nella vita ci si può spendere infatti per tante cause: per il successo, per la carriera, per il denaro, per il potere. Ma tutto questo appartiene a quella che l’evangelista Giovanni definirebbe la “logica del mondo”, quella logica contraria al pensiero di Gesù che, come abbiamo ascoltato pocanzi, ci aveva messo in guardia: se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi…perché non conoscono colui che mi ha mandato! Il Maestro ci sta dicendo che chi non conosce Dio, chi non conosce l’Amore, chi non conosce Dio come Amore cede facilmente alle logiche egoistiche, alla mentalità del dominio, alla forza della violenza, perché non avendo trovato la fonte vera della felicità, si abbevera a pozzanghere di acqua sporca senza mai dissetarsi realmente. Quante volte, anche nella nostra città, vediamo imperversare questa logica! E quante volte anche come credenti siamo tentati di gettare la spugna, di evitare di contrastarla poiché cadiamo nella sfiducia, iniziando a credere che gli strumenti del bene, della bellezza, della bontà in fondo sono vittoriosi solo nelle favole e nei film! Ma la Parola oggi ci dice altro. Ci dice che coloro che sembravano di aver perso in realtà hanno vinto. E hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello, grazie a Colui che per primo, vittima della violenza gratuita, ci ha testimoniato che l’amore trapassa il muro della morte, che l’amore non può essere sconfitto, che l’amore è un seme destinato a fiorire e a portare frutto, anche quando conosce l’inverno ed è nascosto per un periodo sottoterra, silenzioso, invisibile. Per questo oggi vorrei dire a tutti voi: non cedete alla rassegnazione, non lasciatevi afferrare dalla mentalità dominante, non assecondate mai la sfiducia. Oggi il vescovo Gennaro, il segno del suo sangue versato per amore di Cristo e dei fratelli, ci dice che il bene, la bellezza, la bontà sono e saranno sempre vittoriose. Questo è il senso di questo sangue che, unito al sangue versato da Cristo e a quello di tutti martiri di ogni luogo e di ogni tempo, è testimonianza viva che l’amore vince sempre.
Poco importa, fratelli e sorelle mie, che il sangue si sciolga o meno: non riduciamo mai questa celebrazione a un oracolo da consultare! Credetemi, ciò che importa davvero al Signore, ciò che ci chiede con forza il nostro vescovo e martire Gennaro è l’impegno quotidiano a scommettere sull’amore, a sciogliere i grumi dell’egoismo, a rompere le solide dighe che trattengono il bene lasciando che la linfa dell’amore, come il sangue, scorra nelle vene del corpo di questa città, fino all’ultimo capillare, donando a tutti speranza, fiducia, possibilità di riscatto e novità di vita!
Non nascondiamoci la verità: sono tanti in questo periodo storico i motivi per essere preoccupati, le ragioni per cui scoraggiarsi. Dalla guerra alla crisi energetica, da una pandemia globale al male endemico della criminalità locale. Ma non dimentichiamo neanche che dinanzi alle difficoltà della storia spesso a pagare sono quasi sempre gli ultimi, i poveri, i più piccoli, anche di età! Questa nostra città metropolitana ha bisogno di un sangue vivo, di una nuova linfa d’amore, di una nuova speranza! È questo che oggi il Signore ci chiede e Gennaro ci domanda!
Ricordo quanto tanti anni fa, nella mia terra, vidi per la prima volta il film “Scugnizzi”. Ero diventato prete da un anno. In quel tempo già conoscevo Napoli, ma poco. E gli scugnizzi a cui pensavo erano quelli che, come prete, incontravo ogni giorno, giovani, adolescenti in difficoltà. Alcuni poi li avrei incontrati più avanti, caduti nel tunnel della droga. Non vi nascondo che in quest’ultimo anno e mezzo, passeggiando per le vie del centro storico o recandomi in visita nelle parrocchie, in carcere o nelle associazioni, tante volte mi è venuto in mente quel film. E, in particolare, incontrando tante persone, di ogni ceto e condizione sociale, spesso canticchiavo silenziosamente, nella mia testa, una canzone. Sicuramente la conoscete anche voi, il suo testo recita così:
Gente, magnifica gente / vicina e distante / dalla nostra realtà / gente, magnifica gente di questa città. /
Gente che vede e che sente / e fa’ finta di niente /per non sporcarsi / gente, magnifica gente di questa città.
Fratelli e sorelle, dobbiamo ammettere che a distanza di anni questa canzone è ancora tanto vera! A volte mi sembra che Napoli non sia un’unica città ma un luogo in cui convivono nello stesso spazio geografico città differenti, che mai si incontrano anche quando sono l’una accanto all’altra. Si, perché per incontrarsi non basta abitare lo stesso luogo, neanche la stessa casa. Per incontrarsi veramente occorre parlare, guardarsi negli occhi, comprendere i desideri e i problemi dell’altro, conoscere il suo nome, la sua storia, il suo punto di vista. A volte questo non accade nella nostra terra partenopea e non di rado, chi è più fortunato o semplicemente ha più mezzi culturali prima ancora che materiali per fare qualcosa, afferrato dal timore, dalla paura o peggio ancora dall’indifferenza, si gira dall’altra parte, facendo finta che non esistano il male cancerogeno della camorra e della cultura mafiosa, della povertà educativa e della disoccupazione, piaga che investe in modo drammatico i nostri giovani, spesso costretti a emigrare. La canzone, infatti, continua come un appello crudo, urlato, come una domanda ironica che è al contempo un’invocazione accorata alla gente di Napoli da parte dei suoi figli più piccoli:
Ma per i ragazzi che toccano il fuoco / e possono bruciarsi /per questi ragazzi che stanno crescendo / e vogliono imparare / per questi ragazzi che alzano le braccia / e si vogliono salvare /ci sta tutta la magnifica gente /di questa città.
Non vorrei risultare inopportuno nel pensare che dall’alto del cielo, con il suo sguardo attento sui nostri accadimenti, osservando la condizione di tanti figli di Napoli questa canzone non sia stata sussurrata anche da S. Gennaro! Sono certo che anche lui unisce la sua voce alla voce dei più piccoli per chiedere il miracolo della solidarietà, per impetrare dai nostri cuori induriti e indifferenti il prodigio del bene comune, per invocare la liquefazione di quei grumi sociali fatti di promesse non mantenute, di impegni dichiarati e non perseguiti, di individualismi incancreniti che faticano a creare rete e comunità, unica via per spargere il bene a piene mani! Gente di Napoli, ciò che ti rende magnifica è la tua capacità di amare, ciò che ancor più può renderti tale è attingere alla fonte dell’amore che è Cristo stesso: non temere di seguirlo e di magnificare il Signore per quanto opererà in te, nei tuoi piccoli, tra i tuoi poveri, per chi siede ai margini della società!
Gente di Napoli, ogni figlio di questa città ti appartiene ed è per questo che occorre impegnarsi ancor di più nel processo del Patto Educativo, ridestando il “noi” in chi si occupa di educazione: nel mese di ottobre in alcune zone della città muoveranno i primi passi dei tavoli volti a creare delle “reti educative” territoriali. Delle reti capaci di arrivare prima del sistema camorristico: un sistema che uccide un povero clochard prescelto per essere cavia dell’apprendistato di un ragazzo apprendista killer, un sistema che arruola sempre più minori non imputabili di reato, un sistema che guarda ai giovani non veduti dagli altri come fonte di nuove reclute! Il Patto deve e può prevenire tutto questo, attraverso delle reti educ–attive, con due t, reti in cui tutti dimostrino volontà fattiva di camminare insieme!
Gente di Napoli, magnifica gente della mia terra partenopea, è solo dal sedersi insieme, dalla volontà di essere non solo l’uno accanto all’altro ma l’uno per l’altro che si può cambiare la cultura dell’indifferenza, dando vita a una rete educativa a maglie “strette”, dando così speranza al presente e al futuro di questa nostra terra.
E tu Chiesa partenopea, radunata in Sinodo, oggi più che mai devi essere a servizio di questo processo culturale che pone al centro l’uomo, l’uomo ferito, per divenire sempre più ciò che già sei, un ospedale da campo, una comunità in uscita, un lievito capace di fermentare la pasta del nostro popolo strappandolo allo scoraggiamento e restituendolo alla speranza! Il fuoco del Vangelo, che arde nel tuo cuore, come spinse il Vescovo Gennaro a donare la vita per la fedeltà a Cristo e per amore ai fratelli, ti sta spingendo e ti spingerà sempre più a percorrere con entusiasmo le strade della nostra terra, per annunciare che nessuno è perduto, che una speranza c’è e che è sempre possibile ricominciare a vivere nel bene e con dignità, perché il bene e la dignità dell’uomo sono custoditi da un amore incondizionato che ci previene e ci raggiunge anche in mezzo alle difficoltà. E per noi quest’amore incondizionato ha un volto e un nome, il volto e il nome di Gesù Cristo!
Fratelli e sorelle, la canzone citata si racchiude con una constatazione finale che da urlo disperato la trasforma in un’affermazione di speranza: Gente che ama la gente, sta gente ce sta!
Si, ne sono certo. Napoli è piena di gente che ama la gente. E questa gente è la sua vera e più grande ricchezza. E questa gente deve contagiare anche la gente che fa fatica ad amare, la gente che si isola, che si arrocca nei suoi piccoli paradisi artificiali, la gente ferita che delusa non vuole più scommettere sulla comunità e sul bene comune.
Nell’amore che è più forte della morte, nell’amore che unisce cielo e terra, affido a te vescovo Gennaro la magnifica gente della nostra Napoli. Continua dal cielo a sorreggerla con la testimonianza della tua vita generosa fino al martirio: che il segno del tuo sangue continui a sussurrare al cuore di ciascuno di noi che nella vita vince chi ama e che non c’è amore più grande che donare la vita per i propri amici! Tu che, come Vescovo, non sei stato chiuso e nascosto nelle mura sicure di casa, pensando al tuo interesse, ma sei piuttosto andato a servire i fratelli imprigionati per il nome di Cristo, insegna a chiunque ricopre un ruolo di responsabilità e di governo o a chiunque ambisce a ricoprirlo che il potere senza amore è destinato a far male agli altri come a sé, mentre il servizio autentico e disinteressato, mosso dall’amore per il bene, rimane nella memoria grata della storia. I potenti che hai incontrato e che ti hanno ucciso non sono ricordati dalla storia ma tu, che hai amato senza riserve, oggi sei vivo in mezzo a noi.
Prega per noi Gennaro, prega per la tua Napoli, per i suoi figli più fragili, per chi é afflitto dalla fatica di vivere e corre il rischio di perdere la speranza. Serviti della tua Chiesa partenopea e delle tante persone mosse dal bene per porre segni concreti di vita, per afferrare la mano di chi non ce la fa, per dare vita a nuove primavere sociali!
Prega Gennaro, per l’Italia intera, per le tante famiglie attonite dinanzi a un costo della vita sempre più insostenibile e suscita nel cuore dei governanti e dei legislatori, a qualsiasi parte appartengano, il desiderio autentico di servire la comunità con onestà e senza privilegi, mettendo il bene degli ultimi al primo posto, cosicché nessuno resti fuori dalla possibilità di una vita dignitosa! Prega Gennaro, per l’Europa intera e per il mondo, afflitto da una guerra mondiale a pezzi, come dice il nostro Papa Francesco, fatta di tante guerre note e meno note, alcune combattute con le armi, e altre attraverso la spietatezza di un’economia senza cuore: la testimonianza evangelica del tuo amore non violento e l’offerta pacifica della tua vita ci insegnino che è possibile scommettere sulla pace, che è possibile un mondo senza violenza, che è possibile trasformare il male in bene!
Prega Gennaro, per ciascuno di noi, liberaci dalla logica di una vita vissuta a delegare, ridesta in noi il desiderio dell’impegno, aiutaci ad avere il coraggio di pagare di persona testimoniando la bellezza della luce anche tra le tenebre più fitte: e dacci di credere con tutto noi stessi che la nostra piccola luce, unita alle altre, nutrita e abitata dalla luce di Dio, diverrà il primo sole di un mondo nuovo!