Milano, 22 luglio 2021 – Dopo 200 milioni di anni, il primo e unico dinosauro lombardo rivive in una scultura stupefacente ed è destinato a diventare un’icona rappresentativa del Museo e delle collezioni che custodisce ed espone. Una posa vigile e non aggressiva, un passo naturale nel verde di una aiuola. A lato della scalinata che si affaccia su Corso Venezia, il dinosauro rappresenta nel contempo un richiamo alla visita delle ricche raccolte naturalistiche del Museo di Storia Naturale di Milano, che è il più antico museo civico e il più grande del genere in Italia.
Il dinosauro in questione è un Saltriovenator adulto, il cui fossile fu scoperto 25 anni fa da Angelo Zanella in una cava in provincia di Varese: poche ossa ma significative, che indicavano una specie nuova per la scienza. Il primo dinosauro lombardo si rivelò infatti essere anche il più grande dinosauro carnivoro del Giurassico inferiore e il più antico rappresentante al mondo del gruppo dei Ceratosauri.
Vista l’importanza di questa scoperta, nel 2018 la prestigiosa rivista scientifica internazionale PeerJ pubblicò un articolo scientifico che descriveva in dettaglio “Saltriovenator zanellai”. Nelle forme, nelle proporzioni e nei dettagli il modello installato nei Giardini Montanelli è di qualità museale in quanto riproduce fedelmente le caratteristiche anatomiche descritte dai paleontologi nell’articolo (https://peerj.com/articles/5976/).
“Questa bella iniziativa – ricorda Filippo Del Corno, assessore alla Cultura – in realtà il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi che hanno collaborato alla realizzazione del modello in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici”
Promossa da Comune di Milano-Cultura e Museo di Storia Naturale, la realizzazione del Saltriovenator è ad opera di Geo-Model, ma è il frutto di un lungo lavoro seguito passo dopo passo da Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco, paleontologi del Museo. Tutto è iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Scaggiante.
Dai calchi di questa scultura, realizzati dai ragazzi dello staff con l’aiuto di Maurizio Ceolin, si sono ricavati i positivi in vetroresina, che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio (sempre a opera di Bat-Tech Italia).
Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico. Sulla pelle la colorazione è stata fatta squama per squama, sempre a mano, da Alessandro Ambrosini. Gli occhi sono stati realizzati su misura.
I numeri del modello
Il modello, realizzato in vetroresina ad alta resistenza, rappresenta un Saltriovenator lungo 750 cm, con una altezza al bacino di 220 cm e una coda di 340 cm, mentre la testa misura 80 cm.
Ci sono voluti quasi 9 mesi dal primo bozzetto alla finitura dell’ultimo particolare: un’impresa alla quale hanno partecipato 15 persone tra paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri, grafici e manovratori.
Per il Saltriovenator sono stati utilizzati:
- 8 metri cubi di polistirene
- 150 kg di plastilina
- 20 kg di silicone per stampi
- 500 kg di resina poliestere
- 100 kg di fibra di vetro
- 5 kg di vernici in vari colori
- 500 kg di ferro
Per la parte tecnologica sono stati impiegati:
- hardware e software per la modellazione 3D del dinosauro e la progettazione del suo basamento
- stampante 3D per produrre i prototipi (modellini) in scala ridotta
- robot a controllo numerico per la fresatura in scala 1 a 1 dei volumi di polistirene
- laser per il taglio delle lamiere e l’incisione della didascalia
La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate.
Il codice QR posizionato lungo la recinzione permette di accedere a testi e contenuti multimediali che spiegano il “dietro le quinte” della realizzazione.