Chi è l’Head Hunter del futuro?

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Milano, 24 giugno 2021 – Uno dei più importanti insegnamenti che le aziende possono trarre dall’anno appena trascorso è la necessità di operare in maniera nuova, adattandosi alle richieste di mercato e ai cambiamenti. Nei vari settori di business questo può tradursi nell’ottimizzazione dei processi, nell’adozione di nuovi strumenti e metodologie di lavoro, oppure nell’utilizzo di applicativi dedicati al miglioramento della performance.

Nel settore dell’HR, gli Head Hunter proiettati verso il futuro si avvalgono di software per ottimizzare i processi, costruendo un metodo di lavoro efficace e innovativo. Uno degli esempi più virtuosi è Reverse, società specializzata in “Agile headhunting”, che utilizza strumenti proprietari sviluppati internamente e basati su un approccio data-driven.

In questo caso, l’Head Hunter si trasforma in un ricercatore. Le informazioni tradotte in dati diventano uno dei suoi strumenti di lavoro più performante, soprattutto nella fase di caccia e selezione ma anche in quella di reportistica al cliente.

Quante persone considerano interessante questa job? La RAL è ritenuta adeguata? Perché un candidato perfetto non ha accettato l’offerta? L’opinione che il candidato ha dell’azienda è positiva o negativa?

Porsi domande, tracciare l’intera esperienza e raccogliere le informazioni fornite dal candidato durante la fase selettiva consentono all’Head Hunter di fornire risposte precise all’azienda cliente, dandole la possibilità di intervenire attivamente sull’offerta, aggiustandola a seconda delle opinioni emerse. La sintesi dei più importanti elementi raccolti può trovare spazio nelle reportistiche, sviluppate e condivise periodicamente, che costituiscono un valore aggiunto da garantire al cliente in modo da regalargli una panoramica complessiva della caccia in corso.

Ma il ruolo dell’Head Hunter non si esaurisce qui. Tra i suoi compiti c’è anche quello di raccontare i valori dell’azienda e far sì che il candidato perfetto se ne innamori. Ecco allora che accanto al profilo scientifico, emerge una dimensione narrativa dove il focus centrale diventano il brand, il purpose, le emozioni. La capacità di veicolarle con precisione e chiarezza trasformano l’Head Hunter in un vero e proprio ambasciatore, empatico nei confronti dell’azienda e attento a coglierne anche la più lieve sfumatura, ma anche abile nel rispondere prontamente alle domande del candidato.

L’impiego della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel settore delle risorse umane non deve essere considerato come un allontanamento dalle persone e dal rapporto H2H (human to human), ma come un’opportunità per garantire una sempre migliore esperienza alle aziende e ai candidati.

A differenza di appunti disordinati o di metodologie ormai superate, i dati permettono di raccontare una storia certa e provata, la cui utilità non si esaurisce nel qui ed ora ma prosegue nel tempo, diventando necessaria per confrontare caccie ed evidenziare miglioramenti o criticità reiterate.

L. M.

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