(mi-lorenteggio.com) Milano, 15 giugno 2021 – Ieri l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha realizzato una visita informale al Commissariato di Polizia di Piazza San Sepolcro, mentre questa mattina si è recato al Comando Interregionale della Guardia di Finanza, in Corso Sempione, e al Nucleo Operativo Metropolitano della stessa Guardia di Finanza, in Via Ramusio. Si tratta di tre tappe di un itinerario che, nelle intenzioni dell’Arcivescovo, lo porterà nei prossimi mesi a visitare le sedi anche di altri corpi armati dello Stato.
In queste occasioni l’Arcivescovo ha consegnato ai presenti una “Lettera agli uomini e alle donne delle Forze Armate, Forze dell’Ordine e Forze di Polizia”, che porta simbolicamente la data del 23 aprile, festa di san Giorgio (secondo la tradizione, protettore dei soldati), ma che è disponibile da oggi.
“Tra la gente, per la gente”: questo il titolo della lettera, che mons. Delpini apre spiegando il motivo che lo ha ispirato: «Ho pensato di scrivere una parola amica per farmi voce della gratitudine e dell’incoraggiamento di tutte le persone oneste che abitano questa nostra terra benedetta, laboriosa, generosa, nonché complicata, ferita e spesso preoccupata».
All’espressione della riconoscenza è in effetti dedicata la prima parte della Lettera. Scrive tra l’altro l’Arcivescovo: «Grazie, perché raramente, forse, qualcuno ve lo dice. A parte i momenti ufficiali, le espressioni convinte e consuete delle massime autorità dello Stato, spesso i cittadini vi considerano con poca simpatia. Talora vi temono come una presenza ostile. Spesso vi ignorano, come qualcosa di dovuto, senza considerare che sotto la divisa c’è sempre una persona, una donna o un uomo, con la sua storia, la sua famiglia, le sue aspirazioni e le sue paure».
Riferendosi agli inevitabili spostamenti di chi fa questo mestiere, mons. Delpini scrive: «Desidero che ciascuno di voi si senta a casa sua in questa Chiesa ambrosiana in cui prestate servizio. Mi spiacerebbe che, sradicati dalla parrocchia di origine per motivi di servizio, subentrasse in voi l’impressione di non appartenere a nessuna comunità: anche qui ci sono fratelli e sorelle che si radunano per le celebrazioni dei misteri che salvano, per condividere le feste e le sofferenze».
Dopo avere sottolineato la centralità della cura della propria famiglia, l’Arcivescovo si sofferma sull’importanza di lavorare per il bene comune: «La tentazione di rispondere al male con il male, di sfogare la rabbia con la violenza, di reagire con esasperata istintività deve essere respinta con fermezza. Il potere non deve diventare prepotenza, piuttosto servizio al bene comune».
La lettera si conclude con un triplice augurio: «In primo luogo, auguro che sia tenuto alto il vostro ideale di servizio. Il servizio alla collettività è anche un mestiere, ma non si può ridurre “a solo mestiere”. (…) In secondo luogo, auguro che ci sia uno spirito di Corpo. Le Forze Armate, le Forze dell’Ordine e le Forze di Polizia non sono un insieme di individui che perseguono una loro carriera. Devono piuttosto essere una comunità di persone che si stima, si rispetta, si aiuta, donne e uomini che possono fidarsi gli uni degli altri (…). In terzo luogo, auguro che l’evoluzione della nostra società sia per tutti voi non una complicazione che scoraggia ma uno stimolo a crescere».