Monza, 20 maggio 2021 – Dottore, mia mamma è confusa, non è più la stessa, le avete somministrato degli psicofarmaci?
“Quante volte nella mia carriera professionale ho sentito questa domanda da parte di familiari di pazienti operati per frattura di femore. Lo stato confusionale acuto, meglio noto come delirium, è infatti una complicanza frequente in questi pazienti”, spiega il prof. Giuseppe Bellelli, Direttore dell’Unità di Geriatria per Acuti della ASST Monza e Direttore
della scuola di specializzazione di Geriatria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Il delirium può essere definito come un disturbo acuto della capacità di mantenere l’attenzione e la consapevolezza di sé nell’ambiente. È importante sottolineare che il delirium è un problema di pertinenza prevalentemente geriatrica, perché riguarda soprattutto pe persone anziane e perché insorge a seguito di infezioni, interventi
chirurgici, disordini di tipo metabolico e/o uso di farmaci.
“Nella nostra esperienza – sottolinea il professor Bellelli – circa il 30-35% dei pazienti sviluppa delirium dopo frattura di femore”.
In meno di un terzo dei casi il delirium è ipercinetico (agitato) mentre in oltre due terzi dei casi è ipocinetico (cioè caratterizzato da sopore) o misto (caratterizzato dall’alternanza di delirium ipocinetico e ipercinetico). Il delirium ipocinetico e quello misto, come dimostrato da una ricerca pubblicata dal gruppo di Ortogeriatria dell’ASST Monza San Gerardo, sono purtroppo gravati da una elevata mortalità e un aumentato rischio di sviluppare demenza.
I farmaci purtroppo non sono efficaci – continua il professore – mentre una prevenzione con terapie non farmacologiche lo è in circa il 40% dei casi. Gli approcci non farmacologici includono attività di stimolazione cognitiva, la regolarizzazione del sonno, la mobilizzazione precoce (eliminando, se possibile, il catetere e evitando contenzioni fisiche), l’assunzione durante le ore diurne di bevande e l’utilizzo, se necessario, di occhiali e protesi acustiche”.
Presso l’ospedale San Gerardo è attiva dal 2005 un’unità di Ortogeriatria che lavora in cogestione: il chirurgo si occupa dell’intervento chirurgico e dell’immediato postoperatorio, mentre il geriatra, in collaborazione con l’equipe infermieristica e gli anestesisti, si occupa di tutto ciò che riguarda la preparazione all’intervento (gestione delle
patologie mediche coesistenti), della prevenzione e della gestione delle complicanze, tra cui il delirium.
L’ortogeriatria dell’ASST Monza San Gerardo è capofila di un progetto italiano, denominato GIOG (Gruppo Italiano di Ortogeriatria), che coinvolge oltre 25 centri ortogeriatrici italiani e che mira a dimostrare la superiorità dell’approccio in cogestione (ortopedico-geriatrica) rispetto a quello tradizionale. I risultati dello studio saranno pubblicati nei prossimi mesi.
“La gestione di pazienti fragili complessi – sottolinea il Direttore Generale della ASST Monza Mario Alparone – comporta necessariamente un approccio multidisciplinare. Queste logiche vengono applicate con successo al San Gerardo anche grazie ai lavori di ricerca sviluppati con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca”.