(mi-lorenteggio.com) Milano, 8 dicembre 2020 – Ieri, nel giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città, nel giorno della Prima, il Teatro alla Scala è rimasto chiuso al suo pubblico, nel rispetto delle norme per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Fatto che in parte ha tolto quel fascino della Prima, ricco di tanti aspetti, indotto (sia culturale che economico) e attese.
Infatti, significativa, quest’anno, è stata la mancanza dall’arrivo dei numerosi VIP, dei personaggi del mondo della politica, dell’economia e delle arti, che non erano presenti, così come la piazza della Scala, tra Palazzo Marino e il Teatro, era senza contestatori, che usavano la piazza come palco dove poter urlare le proprie poteste contro il potere.
Un esempio, è uno dei tanti nostri reportage nel corso di questi anni nel giorno della Prima, guarda il video:
Quest’anno, tutti, invece, davanti alla tv e sui social ufficiali per vedere l’atteso spettacolo, che è stato realizzato lo stesso, nonostante le mille difficoltà e i dcpm vari.
Il titolo dell’Opera ” A riveder le stelle”, ‘E quindi uscimmo a riveder le stelle’ (Inferno XXXIV, 139), è l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri.
E’ stata una prova di coraggio e volontà del Teatro alla Scala: dopo mesi di difficoltà il Teatro ha alzato la testa e ha cercato di mandare un messaggio, come fece Verdi con il ‘Va Pensiero’: in scena è andata un’opera assolutamente e politicamente molto valida con una operazione di altissimo livello culturale, dove il regista, Davide Livermore, è riuscito ad allestire uno spettacolo con delle emotività che richiamano il momento che stiamo vivendo…sia dal punto di vista dell’emergenza sanitaria che politicamente.
A palcoscenico chiuso, dopo l’omaggio alla grande Mirella Freni, che tanto ha lavorato in Teatro, il coro ha emozionato con l’Inno di Mameli, perché è stato cantato da persone sole, con la mascherina, distanziati come i lavoratori, nella loro quotidianità: un impatto emotivo forte, anche se per il resto non ha fatto molto, come per indicare l’effetto del distanziamento sociale che ci isola.
Così, a seguire, come i cantanti, tutti di grandissimo livello artistico, sono stati ben gestiti nell’ordine di esecuzione e ben sostenuti dalla scena. Anche sulla esecuzione di Placido Domingo, il regista ha completato l’attenzione sulla performance del cantante creando alle sue spalle una sequenza di immagini dal richiamo politicamente molto significative.
Questo si evince anche nel balletto di Roberto Bolle, inaspettatamente essenziale anche nella musica e nella realizzazione scenica, nel quale è stata evidenziata la chiusura del pensiero, chiuso nella figura geometrica creata dalla luce laser, cosi lineare ed essenziale.
Il Maestro Riccardo Chailly, pur nella sua ottima direzione, essendo in platea insieme all’orchestra, non ha potuto relazionarsi direttamente con il palcoscenico come al solito, passando, quindi, in secondo piano, ma, distinguendosi sempre nelle sue interpretazioni, soprattutto le Pucciniane.
Il risultato è che la rappresentazione è stata un forte impulso alla Città di Milano e alla Nazione come una spinta a non mollare e a ricordare che “noi siamo la cultura che unisce un popolo”.
Infatti, la musica è cultura, ma, anche empatia, emotività, comunione: per questo è stata una prova di coraggio, sinergia e grande volontà la realizzazione di quest’Opera, perché ha espresso il senso della forza della Cultura.
Vittorio Aggio e Lulu
IL TABELLONE
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore
Riccardo Chailly
Direttore per il Balletto
Michele Gamba
Maestro del Coro
Bruno Casoni
Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, Mirco Palazzi, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier, Sonya Yoncheva, Roberto Bolle, Nicoletta Manni, Martina Arduino, Virna Toppi, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Marco Agostino, Nicola Del Freo
Musiche di
Georges Bizet, Pëtr Il’ič Čajkovskij, Davide Boosta Dileo, Gaetano Donizetti, Jules Massenet, Giacomo Puccini, Gioachino Rossini, Erik Satie, Giuseppe Verdi, Richard Wagner
Coreografie di
Manuel Legris, Rudolf Nureyev, Massimiliano Volpini
Regia
Davide Livermore
Scene a cura di
Davide Livermore, Giò Forma
Costumi a cura di
Gianluca Falaschi
Scenografie digitali
D-Wok
Luci di
Marco Filibeck
Collaboratori per la drammaturgia
Davide Livermore, Paolo Gep Cucco, Andrea Porcheddu, Alfonso Antoniozzi, Gianluca Falaschi, Chiara Osella