Carceri e salute. Dalla Lombardia un modello internazionale replicabile per la prevenzione del Covid e per un test congiunto per stanare il Coronavirus e l’Epatite C

0
621

“La prevenzione è stata efficace grazie al coordinamento con l’amministrazione penitenziaria. Il già diffuso utilizzo dei tamponi per scovare il Sars-Cov-2 è stato poi un volano per fare anche test di screening per l’Hcv. Il Covid è stato così trasformato da alibi in stimolo” sottolinea Roberto Ranieri, Consigliere SIMSPe

(mi-lorenteggio.com) Milano, 6 ottobre 2020 – Dopo i disordini registrati nelle carceri italiane nella scorsa primavera, oggi esiste la possibilità di effettuare test combinati per limitare la diffusione del Coronavirus e individuare il sommerso per l’Epatite C. L’uno, un virus che si può di cui stiamo conoscendo lentamente gli effetti e le correlazioni, l’altro un virus che si può vincere in poche settimane. La salute in carcere resta una priorità per evitare il diffondersi di patologie nei serbatoi consolidati e conosciuti per l’Hcv.

IL MODELLO LOMBARDIA AL CONGRESSO SIMSPE – Nelle carceri lombarde, dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, si sono verificati 109 casi, con 4 focolai. Il primo di questi è partito dalle proteste a Modena dell’8-9 marzo, i cui detenuti sono stati trasferiti a Pavia senza che venissero fatti tamponi. Poi altri focolai vi sono stati a Milano a San Vittore a fine marzo e subito dopo a Lecco. “In ognuna di queste situazioni siamo intervenuti con il contact tracing, unico modo per bloccare i contagi – ha sottolineato Roberto Ranieri, Consigliere SIMSPe, Responsabile Unità Operativa Sanità Penitenziaria Regione Lombardia e Coordinatore Infettivologi penitenziari di Milano – Inoltre, all’interno di San Vittore, abbiamo realizzato un reparto apposito per la gestione delle infezioni. I casi, tutti non gravi tranne 4, sono stati ospitati in questo hub a San Vittore, dotato di una capienza estendibile fino a 70 posti, ma al massimo ne sono stati occupati 42. I decessi sono stati due, entrambi riconducibili a casi gravi già in partenza. Gli altri sono tutti guariti, eccezion fatta per sei soggetti tutt’ora positivi (ancora non negativizzati). In questi mesi abbiamo bloccato tutti i focolai mediante l’identificazione dei detenuti all’ingresso dell’istituto. Questo è il positivo risultato dell’allerta partita nei nostri penitenziari già il 5 febbraio. La prevenzione è stata efficace: la sanità penitenziaria lombarda, e italiana in generale, è stata un esempio a livello internazionale. La Lombardia è stata la prima regione interessata, ma le altre regioni si sono messe in scia. È stato molto importante il coordinamento con l’amministrazione penitenziaria: ciò dimostra l’importanza di un’azione sinergica tra tutte le forze coinvolte”.

IL PROGETTO SIMSPE: TEST CONGIUNTI PER COVID ED EPATITE C NELLE CARCERI. IL RUOLO DELLA LOMBARDIA – A fronte di un virus che si combatte, il Sars-Cov-2, un altro, l’HCV, può essere vinto. Oggi, infatti, l’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) per il trattamento dell’Epatite C ha avuto una portata rivoluzionaria per la possibilità di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali. Tuttavia, restano fuori coloro che sono ignari di aver contratto il virus, il cosiddetto “sommerso”. Per questo è necessaria una vera politica di screening, che riguardi in primis le cosiddette “key populations”, tra cui figurano anche i detenuti. L’emendamento al Decreto Milleproroghe approvato lo scorso febbraio ha stanziato un fondo di 71,5 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per l’accesso gratuito allo screening, ma necessita di un’applicazione entro l’anno. In questo quadro si colloca l’iniziativa della SIMSPe – Società Italiana di Malattie e Sanità nei Penitenziari, approvata dal Comitato Etico dell’ISS nel dicembre 2019. “Come nella popolazione libera, durante i mesi del lockdown, anche nelle carceri vi è stato un rallentamento a cui adesso dobbiamo far fronte – evidenzia il Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico di SIMSPe e referente del progetto in seno al gruppo di lavoro ministeriale di sette persone che si occupa degli screening gratuiti previsti dall’emendamento al Milleproroghe – La metodologia applicata è basata su un approccio che prenda in esame le singole sezioni di ciascun penitenziario (una sezione abitualmente è composta da 60-70 detenuti circa). Il progetto è già partito in otto carceri, trasversali alle diverse regioni: tra questi figura anche il carcere di San Vittore a Milano (gli altri sono Genova, Sassari, Alghero, Civitavecchia, Salerno, Eboli, Vallo della Lucania). Il progetto era già partito prima della pandemia, analizzando al 31 gennaio 2020 un campione di 2758 persone, distribuite in 46 sezioni detentive: di questi sono state analizzate le cartelle di 2173 soggetti, quindi il 78,8%, di cui la quasi totalità, 2038, il 93,8% ha eseguito i test antihcv: la prevalenza di HCV è stata del 10,3%. L’aspettativa era che fossero viremici almeno 3 su 4, mentre siamo a meno della metà: ciò significa che in molti sono già stati avviati alla terapia nei Serd o nei centri specializzati, quindi anche nelle persone detenute si sta osservando una riduzione del numero dei malati come conseguenza dei trattamenti estesi avvenuti negli ultimi anni nella popolazione libera”.

“Nelle carceri lombarde, i test per l’Epatite C sono ripresi già a fine aprile – sottolinea Ranieri – Il già diffuso utilizzo dei tamponi per scovare il Sars-Cov-2 è stato un volano per fare anche test di screening per l’Hcv. Il Covid è stato così trasformato da alibi in stimolo. A San Vittore siamo arrivati a 150 tamponi al giorno, a cui si aggiungono anche i test antigenici rapidi: è l’unico centro che li esegue oltre all’aeroporto di Fiumicino. Presto saranno estesi anche agli altri detenuti della Lombardia”.

Malattie infettive e psichiatria sono i problemi della salute in carcere – Il tema dell’eliminazione dell’Epatite C nelle carceri è stato al centro del XXI Congresso Nazionale SIMSPe “L’Agorà Penitenziaria 2020”, svoltosi dal 1° al 3 ottobre come inedita Web-Conference con i partecipanti esclusivamente collegati online. Presenti nella consueta sede congressuale a Roma i dirigenti di SIMSPe e alcuni relatori, ma molti contributi vengono trasmessi in via telematica. Le relazioni si sono sviluppate lungo quattro moduli principali. “Abbiamo avviato una riflessione sulla quotidianità di ognuno di noi, attraverso quattro grandi macrosettori in cui si articola il nostro lavoro: le malattie infettive, la psichiatria, l’attività delle professioni sanitarie, le problematiche medico-legali” spiega il Prof. Babudieri.

“Il Coronavirus si è per fortuna ad oggi affacciato in pochi Istituti ma non sono riportati eventi tragici al loro interno – evidenzia il Presidente SIMSPe Luciano Lucanìa – Al centro del dibattito, come è naturale, vi sono tutte le situazioni che abbiamo vissuto in questi mesi terribili e le nostre esperienze, preziose per trovare le soluzioni migliori ai diversi problemi clinici, organizzativi e logistici che possono emergere in questo ambito. Tutte le nostre attività nell’ambito delle diverse discipline sono inserite nei topics di questa Agorà”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui