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Paese che vai, Università che trovi: quale conviene?

 

Milano, 22 novembre 2019  -La scelta dell’Università è fondamentale, ancor più del decidere quale scuola superiore frequentare. Per la prima volta ci si deve seriamente confrontare con la domanda “Quale lavoro voglio fare da grande?”. Le risposte che si danno quando si è bambini trovano in questo momento fatidico una conferma o una smentita.

Per trovare la facoltà più adatta è opportuno fare una serie di valutazioni. Da una parte, bisogna considerare ciò per cui ci si sente portati, la propria indole, il carattere e le capacità sviluppate nel corso dell’adolescenza. Dall’altro, bisogna valutare le aspettative personali e il panorama economico-sociale. Al giorno d’oggi è innegabile che ci siano percorsi universitari che facilitano l’ingresso nel mondo del lavoro mentre altri richiedono delle ulteriori specializzazioni. Anche se questo non deve scoraggiare una persona a inseguire i propri sogni, sarà opportuno pensare bene alla propria scelta. E c’è un’altra considerazione importante da tenere a mente: quanto si può investire nella formazione universitaria.

Frequentare l’università in Italia richiede un certo impegno dal punto di vista economico. Anche se non si sceglie una facoltà privata, ma una pubblica, non è di certo una spesa banale. Oltre ai costi d’iscrizione, le tasse e i libri di testo, bisogna considerare anche le spese del trasporto e quelle di vitto e alloggio per chi è studente fuori sede. Queste ultime quote si possono evitare se si sceglie la formula di e-learning come quella offerta dall’Università telematica Niccolò Cusano.

È anche triste constatare che, a fronte dei soldi investiti per la formazione universitaria, il nostro paese non offre molte prospettive di guadagno per un giovane laureato, tanto meno per una giovane. Secondo il recente rapporto Education at a glance dell’Ocse – rapporto che analizza le redditività dei vari titoli di studio a seconda dei paesi in cui vengono conseguiti – un laureato arriverebbe a guadagnare in media 190 mila euro l’anno, mentre una laureata solo 145 mila. Si tratta di cifre davvero esigue, soprattutto se confrontate con le medie europee.

Pensare che in Lussemburgo, in uno degli stati più piccoli d’Europa, un uomo laureato arriva a guadagnare intorno ai 575 mila euro annui mentre una donna laureata 475 mila. Seguono Irlanda (dove si parla di 476 mila euro per gli uomini e 386 mila per le donne), Svizzera (422 mila/314 mila), Ungheria (con 353 mila euro per i laureati e 179 mila per le laureate) e Polonia (345 mila per i maschi e 253 mila per le femmine). Buone anche le prospettive in Austria, Francia e Germania. Anche la Repubblica Ceca garantisce buoni guadagni ai laureati, soprattutto tenendo conto del basso costo della vita.

Quest’analisi rende chiaro un fatto: un neo-diplomato con grandi aspirazioni potrebbe prendere in seria considerazione l’idea di trasferirsi all’estero per studiare. Oltre alle possibilità per il futuro, frequentare un’università all’estero potrebbe essere un’esperienza di vita formativa e che permetterebbe anche l’acquisizione di nuove competenze linguistiche che possono sempre tornare utili un domani. Certo, le spese non sarebbero poche, ma a lungo andare sarebbero pienamente ripagate.

Insomma, ci sono molti fattori da prendere in considerazione e da valutare. I 18 sono anni delicati per prendere una responsabilità del genere. Ma bisogna sempre ricordare che non è mai troppo tardi per cambiare vita o fare scelte significative.

 

L. M.

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