Milano, 12 novembre 2019 – I dati divulgati dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) parlano chiaro: più di 322 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione. Negli ultimi dieci anni si sono registrati il 20% dei casi in più e la cosa allarmante è che il numero purtroppo sarà destinato a crescere sempre più.
Depressione: cos’è e come si manifesta
La depressione è una patologia psicologica che rientra nei disturbi dell’umore, particolarmente diffusa tra la popolazione. Le statistiche dicono che ne soffrono circa 15 persone su 100 e i sintomi possono presentarsi a qualunque età, anche se la fascia più colpita resta quella tra i 25 e i 44 anni ed è più comune in adolescenti e donne.
La depressione non è da confondersi con semplici giornate no, che possono capitare a tutti. Per arrivare a parlare di patologia vera e propria infatti, è necessario che sia soddisfatto almeno uno tra questi due criteri:
- Umore depresso che si protrae lungo tutto l’arco della giornata, per più giorni consecutivi (almeno 15).
- Riduzione di interesse per qualunque attività che prima generava piacere.
E almeno tre dei seguenti criteri:
- Insonnia o ipersonnia
- Aumento o assenza di appetito
- Rallentamento o agitazione psicomotoria
- Disturbi del sonno: si dorme troppo o ci si sveglia durante la notte o troppo presto.
- Mancanza di energia e di voglia
- Pensieri di morte e suicidio che possono diventare ricorrenti
- Calo di attenzione e difficoltà a prendere decisioni
Conseguenze della depressione
La depressione è, solitamente, un male ricorrente e cronico. Che ne soffre e guarisce può facilmente ricaderci. La prima volta che ci si ammala di depressione la causa può risiedere in eventi esterni all’individuo, mentre per le ricadute solitamente in eventi interni, più difficili da individuare. Gli studiosi hanno però trovato due cause principali: il fattore biologico (alcune persone sono più predisposte di altre a cadere in depressione) e il fattore psicologico che dipende dal vissuto dell’individuo.
L’elemento scatenante è quasi sempre uno shock o un evento stressante che il soggetto non riesce a superare e concepisce come perdita irrecuperabile. Il disturbo depressivo può compromettere la vita di chi ne soffre, la malattia infatti ha conseguenze disastrose sul lavoro, gli affetti e sulla visione che si ha di sé stessi. 15 persone su 100 finiscono per suicidarsi.
I preoccupanti dati dell’Oms sulla depressione
La depressione è considerata dall’Oms una malattia che causa disabilità. Ne soffre il 4,4% della popolazione, dove le donne sono il ramo più colpito con il 5,1%, seguite dagli uomini con il 3,6%. Nel 2015 a causa di questa patologia, ben 788.000 persone si sono tolte la vita. Nei ragazzi tra i 15 e i 29 anni d’età, il suicidio è una delle cause principali di morte, la seconda per esattezza.
La cosa preoccupante è il vertiginoso salire di questi numeri negli anni, nell’arco temporale che è andato dal 2005 al 2015, la depressione è aumentata del 18,4% e statisticamente solo metà dei pazienti riceve un trattamento adeguato, riuscendo a uscire dal tunnel della depressione. In Europa, solo quest’anno, sono stati spesi 450 miliardi di euro per curare malattie della sfera psichica. Nel 2020 la depressione sarà la principale causa di assenteismo sul lavoro, mentre nel 2030 diventerà la malattia più diffusa. La cosa triste è che, nonostante la sua diffusione, nella nostra società la depressione, come qualsiasi altro disturbo psichico, è considerato qualcosa da cui prendere le distanze e di cui vergognarsi. Questo, spesso, rallenta la guarigione di un soggetto che, magari, per paura del giudizio altrui non si rivolge ad uno psicologo, arrivando a compiere gesti estremi.
La depressione è un male curabile. Bisogna estirpare dalla società l’idea che una persona con disturbi psicologici sia pericolosa, non lo è affatto. Ha solo bisogno di aiuto e l’isolamento non fa che aggravare il suo stato mentale.
Gianluca Rosso, dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Torino, sostiene che il giusto utilizzo di psicofarmaci e terapia psicologica e psichiatrica, riduce notevolmente i casi di ricaduta.
Ci si ammala ovunque: nelle scuole, a casa, sul posto di lavoro… Il tasso di infelicità cresce mentre la socialità continua a diminuire. A favorire tutto ciò sono l’avanzare della tecnologia e un approccio alla vita sempre più digitale, con relazioni nate in rete sempre meno profonde. I giovani sono sottoposti continuamente a modelli non reali e irraggiungibili che portano frustrazione e delusione. Tutto questo genera ansie, paure e con inevitabili fallimenti. La depressione non è più un problema personale ma è diventato un fenomeno sociale, conseguenza anche di stati e politici che investono ben poco sul benessere della persona.
Il Giappone, ad esempio, è uno dei paesi con il più alto numero di persone depresse, e di conseguenti suicidi. Lì le persone depresse prendono il nome di Hikikomori, ovvero coloro che sono soli, ossessivo-compulsivi e con manie di persecuzione e sono più di un milione di uomini e donne.
L. M.