don antonio mazzi- il vangelo dei piedi

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(mi-lorenteggio.com) Milano, 11 febbraio 2019. Il cammino di don Mazzi
Il succo di una vita vissuta da prete di strada. Ecco il senso di questo libro e della profonda
consapevolezza di don Antonio Mazzi, fondatore nel 1984 del Gruppo Exodus per il recupero
dei tossicodipendenti: un libro sfolgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella
passione umana con la quale l’Autore rilegge la Parola di Dio dal basso e alla vigilia dei suoi 90
anni, il prossimo novembre.
A partire da un brano della Bibbia, don Antonio offre un commento essenziale, sapienziale e
popolare al tempo stesso, ma fortissimo nel suo valore evangelico, nel senso della sorpresa,
della notizia buona e inaspettata che sorge come acqua dal terreno e bagna i piedi di tutti quelli
che camminano. Don Mazzi prete di strada, ultimo con gli ultimi, non poteva scrivere un libro
«tradizionale»: aveva bisogno di andare oltre schemi e «pregiudizi», nel senso di stereotipi, per
raccontare la Scrittura secondo la sua esperienza di vita e di apostolato fra gli abbandonati e i
derelitti, arricchita da quello che il Signore gli ha fatto comprendere attraverso i volti e le parole
di chi non ha volto né parola. Dunque, Il Vangelo dei piedi. Beato l’uomo che ha sentieri nel
cuore non è un testo da leggere di seguito o da cima a fondo. Non è neppure una raccolta di
omelie come spiega l’autore nella prefazione: «Non aspettatevi qualcosa di coerente, qualcosa
che assomiglia alle prediche. Sono partito dai piedi perché il Vangelo è cammino. Ragionando
dai piedi sono sicuro che una piccola somiglianza con Cristo ce l’abbiamo tutti e, alla fine, quella
lavanda del giovedì, da sola, può raccontarci tutta la storia dell’UOMO, non solo dell’UOMO dei
vangeli, ma dell’UOMO».
Dà alcune avvertenze preliminary ai lettori: «ci sono testi brevi e commenti, non leggeteli come
se fossero capitoli con un finale; ogni pagina è intera, finita. Va solo “masticata” e/o “sputata”
(digerita?); se qualche citazione non è completa e alcuni titoli non ci sono è perché don Mazzi è
disordinato anche lì! Lasciatelo disordinato, vi prego!». O meglio, un filo conduttore c’è in questa
totale estemporaneità, quasi disorganizzazione organizzata: la potenza della Parola di Dio che
non è categorizzabile per definizione, è lo Spirito che soffia dove vuole e don Mazzi ne dà
testimonianza nella sua percezione.
L’autore è affascinato da una apparente contraddizione: «Come si possono spiegare, capire,
senza idolatrare per un verso o banalizzare per un altro, le due facce del Cristo? L’aspetto umano:
fame, sete, analfabeta, senza casa, con pochi uomini che non solo non lo difesero, ma furono la
causa della sua morte, offrendolo per trenta denari al “nemico”. E accettare, poco tempo dopo,
che sempre quel Cristo faccia miracoli, vada in cielo e annunci al mondo che i veri ricchi sono i
poveri, e che con due pesci dia da mangiare a cinquemila persone e ne avanzi? Era solo mezzo
uomo e mezzo Dio oppure era due cose intere, o una cosa intera che le conteneva tutt’e due?».
Ecco allora la strada dove la Parola di Dio si fa carne, dove il messaggio evangelico, la buona
notizia, ti mette di fronte a Cristo sofferente che vedi nel povero, nell’immigrato, nel drogato,
negli ultimi che la società ha escluso.
«Vedo se posso rendere credibile, meno ieratico e meno accademico, il volto di Cristo che ci
passa davanti in tutte le salse», scrive don Mazzi e il suo obiettivo è superare l’agiografia che ha
reso Cristo un santino per ridare spessore vero alla sua figura di Salvatore dell’umanità. E
aggiunge: «Il cuore del Vangelo non sono i miracoli, il tempio, il potere, le idee, le teorie ma la
storia di un uomo che, amando la nostra umanità, ci ha portato ad amare la sua e la nostra
divinità. L’esodo di Cristo dall’alto dei cieli ha avuto lo scopo di non farci sbagliare sull’identità
di Dio, come è successo nel primo giardino». Perché darsi tanta pena? C’era proprio bisogno di
un libro del genere? Don Mazzi lo ha scritto per non sbagliare su Dio, «perché, dice David Maria
Turoldo, sbagliare su Dio significa sbagliare sulla storia, sul mondo, sull’uomo, su noi stessi. Solo
capendo questo, avremo la vita in abbondanza, e riusciremo a trasformare in Vangelo le vicende
quotidiane».
L’Autore
Don Antonio Mazzi, sacerdote dal 1956, nel 1984 fonda a Milano il Gruppo Exodus per recuperare
i tossicodipendenti che avevano trasformato il Parco Lambro nel più grande ipermercato
europeo dell’eroina. Dal 1996 è Presidente della Fondazione Exodus Onlus che gestisce e
coordina una trentina di strutture in Italia e all’estero. Svolge attività di comunicazione sociale,
formazione, promozione di percorsi personalizzati con bambini, adolescenti, giovani e famiglie,
prevenzione e cura delle tossicodipendenze e delle forme di grave disagio sulla base di un
approccio di tipo educativo. Collabora con importanti testate giornalistiche (Gente, Famiglia
Cristiana, Vita Pastorale) e televisive ed è autore di numerosi libri. Tra i più recenti (2017):
Spinocchio, Stop ai bulli, Ritratti, Amori e tradimenti di un prete di strada.

V.A.

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