DE CORATO: È CONFERMA GRAVE SITUAZIONE EMERGENZIALE ISTITUTI PENA
(mi-Lorenteggio.com) Bollate, 4 febbraio 2019 – “È un episodio molto grave quello
denunciato dai sindacati verificatosi ieri sera all’interno del
carcere di Bollate(MI). L’ennesima dimostrazione di quali siano
le condizioni emergenziali nelle quali sono costretti a lavorare
ogni giorno gli agenti negli istituti di pena italiani”. Lo
dichiara l’assessore alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia
Locale della Regione Lombardia, Riccardo De Corato.
SOLIDARITÀ DELL’ASSESSORE ALL’AGENTE SEQUESTRATO – “Esprimo
vicinanza all’agente minacciato e sequestrato ed a tutti i suoi
colleghi – ha sottolineato l’assessore regionale alla Sicurezza
– che nel tempo hanno assolto un compito gravoso, a causa del
sovraffollamento delle carceri, con una popolazione carceraria
sempre più multietnica e spesso violenta, e con le strutture
carenti di personale”.
PROBLEMATICA SICUREZZA RIGUARDA CARCERI ITALIANE – “La
problematica della sicurezza – ha aggiunto De Corato – non
riguarda solo Bollate, ma tutte le carceri, come dimostrato dai
continui episodi di violenza verificatisi a Milano, da San
Vittore all’istituto di pena minorile Beccaria”.
PER AGENTI ALTO STRESS DA LAVORO – “Da un questionario legato
allo stress da lavoro correlato – ha detto ancora De Corato –
compilato da 600 agenti che prestano servizio all’interno delle
carceri italiane, è emerso che il 35,45% degli agenti della
Polizia penitenziaria si trova in una condizione di elevato
rischio ‘suicidio’ per la presenza di un forte stato depressivo,
ansia, alterazione della capacità sociale e forti sintomi
somatici. Solo nel 2017 sono stati 6 gli uomini della polizia
penitenziaria che si sono tolti la vita in servizio, prima di
recarsi sul luogo di lavoro o appena terminato il turno. Sempre
6 sono stati nel 2016 e 5 nel 2015”.
PAGA INADEGUATA, RISCHI QUOTIDIANI- “Come se tutto ciò non
bastasse – ha concluso De Corato – va considerato anche
l’aspetto economico. Un detenuto che lavora in carcere potrebbe
guadagnare circa 1000 euro al mese; un agente che rischia
quotidianamente la propria vita, ha uno stipendio base di circa
1200 euro al mese. Insomma la situazione è grave. Se si
dedicasse la metà del tempo che si dedica ad assemblee e
conferenze sui diritti dei detenuti a parlare dei diritti della
Polizia Penitenziaria, saremmo già a metà dell’opera”.
Redazione