Buon ragione per una nuova politica
(mi-Lorenteggio.com) Milano, 28 gennaio 2019 – «A tutti gli uomini liberi e forti facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà.»
Suonano quanto mai attuali le parole di don Luigi Sturzo, che il 18 gennaio di cent’anni fa, vigilia dell’avvento del regime fascista, invocava e sollecitava un sussulto d’orgoglio nei cattolici – e non solo ‒ a prendersi a cuore la costruzione di una nuova Italia, fondata sugli ideali della libertà, dello sviluppo, del progresso, della giustizia e del lavoro per tutti.
Lettere, discorsi, pensieri che anche oggi suscitano riflessioni importanti e sono capaci di ispirare tempi in cui obiettivamente l’agire politico sembra aver perso smalto e capacità di appassionare uomini e donne “liberi e forti” per costruire un progetto – come scrisse Sturzo – che sappia «congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo», portatore di bene comune.
Prende spunto da queste riflessioni il dibattito “Sturzo, cent’anni dopo. Buone ragioni per una nuova politica” in Sala Alessi di Palazzo Marino, Milano, promosso da ITL-In Dialogo Editore, Unione Cattolica della Stampa Italiana-Lombardia, Istituto Luigi Sturzo e Comune di Milano a partire dalla pubblicazione del volume “Liberi e forti. Per una nuova politica a cent’anni dall’appello di Luigi Sturzo” curato da Alberto Mattioli e Pino Nardi, che ha moderato il dibattito.
L’ attualità di quei concetti, espressi comunque in una realtà non paragonabile a quella odierna (si era appena conclusa la Grande Guerra), è stata sottolineata da Rosy Bindi, politico, già presidente della commissione parlamentare antimafia : “Anche allora lo Stato liberale era in crisi, incapace di cogliere la separazione tra politica e società, con il rischio che si scelga l’autorità liberticida per superare le disuguaglianze cui la politica, in Italia e nel mondo, non riescono a rispondere”.
A monito dei governanti che ci reggono Rosy Bindi, entrando nella attualita’, ha ribadito l’intima connessione esistente tra mafia e corruzione: ai tempi di don Sturzo, come anche ai nostri giorni.
La conversazione e’ stata anche l’occasione per ricordare i convulsi mesi da gennaio ad aprile 1919: la visita a Milano del presidente Usa Woodrow Wilson fautore della Società delle Nazioni; l’irruzione dei fascisti alla Scala che interruppe il discorso del socialista Leonida Bissolati; la costituzione dei Fasci italiani di Combattimento da parte di Benito Mussolini nella sala riunioni del Circolo dell’alleanza industriale in piazza San Sepolcro di Milano; in aprile l’assalto alla redazione dell’Avanti! Mesi cruciali nei quali una alleanza tra uomini “liberi e forti” cattolici e laici avrebbe dato alla storia un corso diverso.
Gli interventi hanno tratteggiato la figura di don Sturzo. Figlio di un proprietario terriero di Caltagirone, già ordinato sacerdote, gestì con capacità imprenditoriale e umanità la proprietà di famiglia opponendosi all’organizzazione mafiosa che già allora imperversava nella zona. Diventato sindaco di Caltagirone, governò il Comune in maniera anticipatrice dei tempi, rivendicando autonomia dal potere centrale: fondò scuole, imprese, centri sociali. Il suo pensiero politico lo portò all’esilio all’avvento del fascismo: ma anche il ritorno nell’Italia repubblicana non fu facile, tanto che si tentò di convincerlo a restare all’estero il più a lungo possibile. Grande amico di Alcide De Gasperi, subì con lui larvate forme di ostracismo. La sua visione dell’economia, ispirata alla Rerum Novarum, si basava sulla libertà dell’iniziativa privata temperata dall’intervento pubblico, contro il capitalismo di rapina che oggi domina. Lo statalismo non come fine ma come mezzo.
Dopo i saluti introduttivi
– Lamberto Bertolé, Presidente del Consiglio comunale di Milano;
– Beatrice Uguccioni Vicepresidente Consiglio comunale di Milano;
– Alessandro Galimberti Presidente Ordine dei Giornalisti della Lombardia;
– Monica Forni, Presidente Ucsi Lombardia;
– Alberto Mattioli e Pino Nardi, curatori del volume Liberi e forti, gli interventi di Matteo Truffelli, docente di Storia delle dottrine politiche (Università di Parma) e presidente dell’Azione cattolica italiana;
Antonio Carioti, giornalista «Corriere della Sera»;
Marco Vitale, economista e opinionista.
Folto il pubblico: tra i presenti, Roberto Biscardini, Federico Falck, Achille Colombo Clerici, Antonio Ivan Bellantoni.
B. S.