(mi-lorenteggio.com) Milano, 6 ottobre 2018 – «La grandezza dell’arcivescovo Montini diventato Papa e ora canonizzato sta nella capacità di leggere il presente come tempo propizio per l’evangelizzazione in un mondo che pone questioni drammatiche su cui la Chiesa ha molto da dire. Mi pare che la sua fiducia nell’intelligenza come risorsa, nella ragione come strumento per cercare la Verità sia particolarmente urgente oggi epoca in cui la Verità è prevaricata dalla notizia e l’intelligenza dalla ragione. Egli fu poi molto attento ai giovani e credo che la sua convinzione che le nuove generazioni possano essere un promessa di novità per chiesa e società debba essere ripetuta ancora oggi». Lo ha detto questa mattina l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nel corso della conferenza stampa, che svoltasi nella Cappella Arcivescovile.
«La chiave di lettura dell’episcopato di Montini a Milano sta nel suo tentativo di ricostruire il rapporto difficile tra la religione la modernità. Da vescovo fa della città lombarda in tumultuosa e spesso ingovernabile trasformazione, il posto giusto dove sperimentare il rapporto proficuo tra la Chiesa e la civiltà moderna, nonostante i limiti che gli venivano imposti dal Vaticano» – ha ricordato Giorgio Vecchio, ordinario di Storia contemporanea e direttore del Dipartimento di Storia all’Università di Parma. Il professore ha spiegato che «Montini punta sulla cura della liturgia, della predizione e della catechesi che va fatta in termini chiari e comprensibili, sulla centralità della parrocchia come centro della vita viva della comunità e non sede burocratica».
Inoltre, ha sottolineato Vecchio «Montini si mette in ascolto del mondo del lavoro, sia dell’imprenditoria che della classe operativa e accetta con piacere la definizione di “Arcivescovo dei lavoratori”. Vuole poi che la Chiesa sia fisicamente presente nei nuovi quartieri e in appena 8 anni fa costruire 123 nuove chiese».
Secondo lo storico quando viene eletto Papa si porta a Roma quello che ha cercato di sviluppare da arcivescovo.
«Quando incontra il cardinale olandese Johannes Willebrands – ha ricordato Vecchio – gli disse di avere conosciuto davvero la Chiesa proprio a Milano, girando le parrocchie, mescolandosi al popolo di Dio».
«Le tantissime testimonianze raccolto nel lungo processo di canonizzazione durato 40 anni sono attestano soprattutto la profondissima umanità di Montini. Nato gracile, consapevole dei suo limito fisici, fu un sacerdote entusiasta che non si risparmia anche quando l’artrosi lo blocca. Sarà il primo arcivescovo ad andare in Africa e poi il primo papa a girare tutti e cinque i continenti partendo dalla Palestina. L’uomo che un intellettuale al tempo molto seguito, come Alberto Moravia, criticò per la sua fragilità, seppe vivere fortemente la speranza tanto da lasciare un segno indelebile nella chiesa che oggi lo proclama santo», ha detto -mons. Ennio Apeciti, vicepostulatore diocesano, delegato episcopale per il processo di canonizzazione e beatificazione di Paolo VI, nominato da papa Francesco consultore della Congregazione delle Cause dei Santi per il quinquennio 2015-2020.
Dal 13 al 15 ottobre, parteciperanno al pellegrinaggio per la canonizzazione di Poalo VI 2500 fedeli ambrosiani 7 vescovi ausiliari di Milano e residenti in diocesi, 12 appartenenti al Consiglio Episcopale Milanese (Vicari Episcopali), 130 preti e diaconi.
Domenica 14 ottobre, alle ore 12, nelle chiese della Diocesi saranno suonate le campane a distesa. Nei giorni precedenti la canonizzazione di papa Paolo VI, oltre che domenica 14, durante tutte le Messe sarà formulata una specifica intenzione nella preghiera dei fedeli.
Domenica 21 ottobre, solennità della Dedicazione della Cattedrale in Duomo, durante la messa delle ore 11, si terrà un particolare ricordo di San Paolo VI. Tutte le parrocchie di Milano sono invitate a essere presenti con una loro rappresentanza.
Redazione