VIOLENZA SULLE DONNE: IN LOMBARDIA ATTIVI 49 CENTRI, CRESCONO I CASI E IL CORAGGIO DI DENUNCIARLI

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(mi-lorenteggio.com) Milano, 04 settembre 2018 –  E’ stato pubblicato sul portale di
Regione Lombardia il terzo rapporto sulle donne vittime di
violenza che si sono rivolte nel 2017 ai centri antiviolenza
attivi in Regione Lombardia, il primo realizzato col nuovo
sistema informativo Osservatorio regionale antiviolenza.
Un’iniziativa dell’assessorato alle Politiche per la famiglia,
genitorialita’ e pari opportunita’ in collaborazione con i Centri
antiviolenza.

CROLLA IL MURO DELL’OMERTA’ – “Nel 2017 – ha detto l’assessore
Silvia Piani – gli accessi sono stati 5.892, contro i 5.244 del
2016 e i 4.317 del 2015”. “Appare sempre piu’ evidente che il
rafforzamento della copertura territoriale delle Reti
antiviolenza e la crescente sensibilita’ dell’opinione pubblica –
ha spiegato l’assessore – stanno influendo sulla crescita del
numero delle donne che rompono la spirale della violenza
rivolgendosi a noi. La nota dolente e’ la diffusione del fenomeno
e la constatazione di quanto rimanga ancora da fare in termini
di prevenzione”.

UN PROGETTO SPERIMENTALE – Il progetto dell’Osservatorio
regionale antiviolenza, avviato a partire nel 2014, ha portato
alla stesura dei primi due rapporti nel 2015 e nel 2016 e alla
successiva strutturazione ed evoluzione che consente oggi una
raccolta organica e sperimentale di dati, garantendo alle donne
il piu’ assoluto anonimato.

DATI UTILI PER PREVENIRE E SOSTENERE – “La violenza di genere –
ha aggiunto l’assessore Silvia Piani – e’ difficilmente
misurabile, perche’ si manifesta prevalentemente all’interno
delle mura domestiche o per mano di persone conosciute. Il
complesso rapporto tra la donna e l’autore del crimine e le
reazioni emotive e psicologiche che la violenza genera nelle
vittime, rendono infatti spesso difficile la sua emersione. La
disponibilita’ di informazioni puntuali ed aggiornate sulle
caratteristiche del fenomeno, rappresenta dunque una base
essenziale per sviluppare nuove strategie ed iniziative ed avere
in questo modo informazioni sempre piu’ accurate sui bisogni.
L’obiettivo e’ offrire sempre maggiore qualita’, efficacia ed
omogeneita’ negli interventi di prevenzione e di sostegno”.

QUALCUNA SI FERMA AL CONTATTO INIZIALE – Non tutte le donne che
contattano i Centri infatti attivano un percorso completo di
uscita dalla violenza. I dati indicano percorsi non lineari,
spesso frammentati e intermittenti: alcune si fermano al
contatto iniziale, altre partecipano a colloqui di accoglienza o
di ascolto telefonico, volti a individuare i bisogni e il
percorso piu’ adatto per uscire dalla violenza, ma alcune ancora
li abbandonano o li sospendono.

PREVENIRE UN IMPEGNO COMUNE – “Questo rapporto – ha concluso
l’assessore Piani – mira certamente a migliorare la conoscenza
per intervenire meglio ma anche a mantenere alta l’attenzione
verso il lavoro delle operatrici e degli operatori che
quotidianamente si occupano di contrasto alla violenza, donando
impegno, energia, dedizione, tempo libero. E ancora di piu’ a
sensibilizzare l’opinione pubblica, poiche’ solo con l’impegno di
tutti sara’ possibile contrastare e prevenire un fenomeno che e’
una ferita aperta per l’intera comunita’”.

IL LINK – Il rapporto completo e’ disponibile a questo link:
www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioServizio/servizi-e-informazioni/Enti-e-Operatori/sistema-sociale-regionale/politiche-antiviolenza/ora/ora

Il terzo rapporto sulle donne vittime
di violenza domestica, che si sono rivolte nel 2017 alle
strutture attive in Regione Lombardia, da oggi e’ on line sul
portale di Regione Lombardia. Un’iniziativa dell’assessorato
alle Politiche per la famiglia, genitorialita’ e pari
opportunita’ in collaborazione coi Centri antiviolenza. Si tratta
della prima relazione realizzata col nuovo sistema informativo
dell’Osservatorio regionale antiviolenza.

TERZA RELAZIONE ANNUALE – La terza Relazione annuale ‘La
violenza contro le donne in Lombardia – I dati dei centri
antiviolenza 2017′ rileva 5.892 donne che si sono rivolte per
violenza domestica a uno dei Centri antiviolenza, abilitati
all’inserimento dei dati nel sistema. Un dato arricchito da
quante si sono rivolte al Soccorso violenza sessuale e domestica
della clinica Mangiagalli (Svsed), che ha raccolto a parte anche
i casi di violenza sessuale ad opera di sconosciuti o di persone
esterne alla rete familiare. Si tratta di 288 vittime, un numero
molto sopra la media dei Centri, al quale percio’ e’ stata
riservata un’analisi separata.

VIOLENZA DOMESTICA, L’AUTORE E’ SEPSSO IL PARTNER – In quasi i
due terzi dei casi (il 64,1%) l’autore della violenza domestica
e’ il partner (coniuge, convivente o fidanzato) e nel 27% l’ex
partner. Se per le violenze da estranei (Centro antiviolenza
Svsed) il 39,9% dei maltrattanti e’ causato da sconosciuti, nel
33% l’autore e’ una persona nota e appartenente alla cerchia
amicale (amico famiglia, conoscente, amico, collega, datore di
lavoro). Piu’ di un quarto delle donne (il 25,7%) invece non
indica l’autore della violenza.

CARATTERISTICHE SOCIO-ANAGRAFICHE – Le caratteristiche
socio-anagrafiche delle donne prese in carico nel 2017 sono
coerenti con le rilevazioni passate e le indagini dell’Istat.
Emerge tuttavia una significativa differenza tra le donne
vittima di violenza domestica e le vittime di estranei. Nel
primo caso si tratta di italiane (61,5%), quasi tutte adulte
(90% con piu’ di 25 anni), coniugate o conviventi (52%), con
figli/figlie (il 61% ha almeno un figlio/figlia minorenne).
Le donne vittime di violenza sessuale da parte di estranei sono
nella maggioranza dei casi giovani (il 54,1% hanno meno di 25
anni), in larga parte nubili (81,6%) e senza figli (80,7%). Solo
il 54,6% di loro e’ italiana, il 45% e’ straniera, sia Ue (12%)
che extra-Ue (33,6%).

LA CONDIZIONE SOCIO-ECONOMICA – La possibilita’ delle donne di
essere economicamente autonome rispetto al partner o alla
famiglia di origine e’ considerata cruciale per sostenere il
percorso di uscita dalla violenza. Per questo i Centri pongono
particolare attenzione alla loro condizione lavorativa ed
economica.
Quasi la meta’ delle donne (il 48,5%) non ha un proprio reddito
da lavoro, perche’ disoccupate (30,2%) o casalinghe/inattive
(5,9%) o studentesse (9,4%). La percentuale di occupate e’ ancora
inferiore tra le donne vittime di violenza sessuale da estranei:
sono per lo piu’ studentesse (37,3%) e occupate solo nel 30,5%
dei casi, rispetto al 54,9% di quelle vittime da violenza
domestica.
I pochi dati disponibili sul reddito annuo delle donne prese in
carico confermano la scarsa o inesistente autonomia economica.
Il 40,6% non ha un proprio reddito da lavoro e solo il 4,3%
dichiara un’entrata superiore ai 25 mila euro l’anno. Tra le
quelle registrate extra-sistema, piu’ giovani e meno occupate, la
quota di quante non hanno reddito raggiunge il 91%.

COME SI SONO ATTIVATE E COSA CERCANO – La gran parte di quante
si sono rivolte ai Centri (il 77,1%) ha preso contatto tramite
telefono o sms, nel 14,9% dei casi sono andate direttamente in
sede. Solo il 6,4% di loro e’ arrivata attraverso altri servizi
territoriali, dalla rete familiare e/o amicale. Il primo
contatto mira ad ottenere informazioni generiche (56%) o legali
(nel 36%). Piu’ della meta’ di esse (54,5%) chiedono di essere
ascoltate, il 19,6% chiede sostegno psicologico, segno della
solitudine di cui soffrono.
Il 71% delle donne vittime di violenza sessuale da parte di
estranei si e’ recata direttamente invece al pronto soccorso
della Clinica Mangiagalli per le prime cure mediche, nella quasi
totalita’ dei casi (il 92%) la loro richiesta e’ di assistenza
sanitaria.

Redazione

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