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LOMBARDIA. AUTONOMIA, MARONI: REALE VOLONTA’ DI ARRIVARE AD ACCORDO

(mi-lorenteggio.com) Roma, 21 dicembre 2017 –  "Noi abbiamo deciso di dare seguito all’articolo 116 terzo comma della Costituzione attraverso un referendum consultivo, previsto dal nostro Statuto, per chiedere ai cittadini se erano d’accordo a procedere con la richiesta di maggiore autonomia. Lo abbiamo fatto, perche’ un tentativo simile, ma senza consultazione popolare, era gia’ stato portato avanti in anni passati dalla Lombardia senza che si arrivasse a un risultato concreto". Cosi’ il presidente della Regione Lombardia – oggi in audizione alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, presso l’Aula del III piano di Palazzo San Macuto, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, con particolare riferimento alle recenti iniziative delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – e’ tornato a ricostruire il percorso avviato da Palazzo Lombardia.
PUNTI QUALIFICANTI – Il governatore, ha sottolineato i due punti qualificanti del quesito lombardo. Cioe’, il riferimento alla ‘specialita” della Lombardia, "che ci ha consentito di chiedere piu’ autonomia su tutte le 23 materie previste dalla Costituzione" e quello all’unita’ nazionale, che "ha distinto la nostra iniziativa, ad esempio, da quella catalana che si e’ svolta pochi giorni prima della nostra consultazione".
LA RISOLUZIONE – Incassato un ampio consenso al referendum (circa il 95 per cento di si’, con oltre 3 milioni di cittadini al voto) che, per la prima volta, si e’ svolto attraverso il voto elettronico in tutte le oltre 9.000 sezioni elettorali, "il 7 novembre il Consiglio regionale – ha proseguito Maroni – ha approvato una risoluzione, che costituisce il documento sulla base del quale abbiamo iniziato il confronto con il Governo. Ho chiesto al collega dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha seguito un percorso diverso per chiedere maggiori competenze allo Stato, di ‘aspettarci’, per far si’ che la trattativa potesse essere fatta contestualmente. Cosa che e’ avvenuta. Abbiamo – ha sintetizzato – costituito tre tavoli: a Bologna, Milano e Roma per approfondire le materie sulle quali chiediamo maggiore autonomia".
REALE DISPONIBILITA’ – Circa la prosecuzione del confronto, il presidente lombardo si e’ dimostrato ottimista: "Sono convinto che da parte del sottosegretario Bressa, che rappresenta il Governo, ci sia la reale intenzione ad arrivare ad un accordo. Un obiettivo cui voglio raggiungere entro la fine di questa legislatura, ben sapendo che poi spettera’ al prossimo Parlamento ratificarlo con una maggioranza qualificata".
COORDINAMENTO FINANZA E SISTEMA TRIBUTARIO – Fra le materie oggetto di trattativa, Maroni ha citato soprattutto il coordinamento delle finanza pubblica e del sistema tributario. "E’ una materia molto ‘intrigante’. Per coordinamento del sistema tributario – ha osservato – si puo’ intendere anche una compartecipazione del gettito erariale complessivo. Una cosa molto interessante, perche’ significherebbe risorse importanti e aggiuntive".
PROSSIMI INCONTRI – Le prossime ‘tappe’, ha informato, sono due: entro la fine di dicembre stabilire le materie, mentre entro la fine di febbraio ‘chiudere’ sulla questione delle risorse. "Noi – ha detto Maroni – puntiamo ad ottenere almeno 14 delle 23 materie richieste. Poi si aprira’ il capitolo delle risorse". Un aspetto dirimente, ha osservato, "perche’ vogliamo evitare di avere piu’ competenze e zero risorse. Non funzionerebbe. Durante la campagna referendaria abbiamo ricordato il dato del residuo fiscale, che in Lombardia e’ di 54 miliardi all’anno e abbiamo pensato di averne almeno la meta’ per finanziare le nuove competenze".
SPERO NESSUNA ROTTURA – "Auspico – ha concluso il governatore – che il confronto su questo tema non porti a una rottura. Come ha detto il sottosegretario Bressa, alla fine forse non arriveremo a fare l’elenco delle risorse aggiuntive, ma dei criteri. Questi sono: una compartecipazione al gettito, che significa anche per me uno stimolo per investire sul Pil lombardo; e quello dei fabbisogni standard, da applicare ad alcune materie come sanita’ e lavoro".
Redazione

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