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Corsico. Nasce una "rete" contro la violenza sulle donne: una sede nella casa sequestrata alla ‘ndrangheta

(mi-lorenteggio.com) Corsico, 10 aprile 2015 – Una rete territoriale per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e sostenere le vittime attraverso un centro antiviolenza pubblico: è il progetto dell’Amministrazione corsichese che è stato finanziato da Regione Lombardia con 65mila euro e che coinvolge in qualità di partner, oltre a Corsico come capofila, i Comuni di Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago e Trezzano sul Naviglio, la prefettura di Milano, l’ospedale San Carlo Borromeo di Milano, l’Asl Milano 1, l’associazione Casa delle donne maltrattate di Milano, l’associazione Demetra donne di Trezzano sul Naviglio e la Fondazione Somaschi di Milano.
“Un progetto per noi molto importante – sottolinea la sindaca Maria Ferrucci – perché è un buon esempio di come si possa costruire una rete per offrire un servizio che riteniamo di grande importanza e del quale c’è sicuramente un gran bisogno”.
In pratica, le donne che, su propria iniziativa o dei servizi del territorio, vorranno usufruire di questa possibilità, potranno accedere allo sportello presso il distretto Asl di via Marzabotto ed essere accolte da professioniste in possesso dei requisiti previsti dai centri antiviolenza nazionali. Verrà offerto loro un momento di ascolto e, se la donna lo desidera, verranno proposti e condivisi dei percorsi con psicologi, avvocati e, in caso di rischio per l’incolumità sua e/o dei figli e figlie, anche l’allontanamento in strutture per l’accoglienza in emergenza o in appartamenti protetti per il recupero dell’autonomia. È garantito l’anonimato. La donna, infatti, non sarà vincolata in alcun modo né nei confronti dei servizi sociali, né delle forze dell’ordine, né del tribunale, anche dei minori. A meno che l’interessata non lo desideri.
Si tratta di una struttura pubblica, quindi gratuita, con un vantaggio in più: la modalità di accoglienza dei centri antiviolenza nazionali, basata sulla relazione tra donne. Alla donna accolta, infatti, verrà offerto un percorso di accompagnamento e non di sostituzione nelle decisioni da prendere e nelle volontà espresse. Quindi sarà l’interessata stessa, in condivisione con le operatrici del centro, a decidere i tempi e i modi di allontanamento dalla situazione di violenza.
Il progetto prevede anche che la casa di via Monti, sequestrata alla criminalità organizzata, diventi nei prossimi mesi una ulteriore sede di servizi funzionali al progetto. Gli uffici comunali stanno completando la fase progettuale, in particolare dell’impiantistica, per rendere fruibile l’immobile.
Il progetto fa parte delle politiche di genere che l’Amministrazione comunale sta portando avanti dal 2010, quando alla predisposizione del PGT – Piano di governo del territorio partecipò anche un gruppo di donne per il “Laboratorio di genere”. “L’iniziativa ha voluto incentivare e stimolare – spiega l’assessore all’urbanistica Emilio Guastamacchia – la partecipazione femminile ai processi decisionali per l’assetto del territorio e perseguire l’obiettivo di una maggiore diffusione, anche nel campo urbanistico, dell’approccio di genere”.
L’Amministrazione ha inoltre collaborato con le associazioni femminili del territorio per proporre alle cittadine e ai cittadini, giovani e adulti, iniziative culturali e partecipative di attualità, passando dall’esposizione per le vie della città delle “scarpette rosse” – simbolo del contrasto alla violenza di genere – all’ascolto costruttivo dei racconti di donne impegnate in diversi settori professionali: per il giornalismo Nunzia Penelope, per la politica la sindaca di Follonica Eleonora Baldi, per l’ambito filosofico-letterario Michela Marzano.

Redazione

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