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Lombardia. Cave: saranno meno, spazio a recupero materiali

(mi-lorenteggio.com) Milano, 19 aprile 2012 – Con il progetto di legge approvato dalla Giunta regionale, su proposta del presidente Roberto Formigoni di concerto con l’assessore all’Ambiente, Energia e Reti Marcello Raimondi, cambiano le regole per pianificare l’attività estrattiva in Lombardia. Nuovi i cardini, più adeguati al mutato contesto normativo ed economico e più rispettosi dell’ambiente e del suolo. Nuovi anche l’iter procedurale, più snello e meno farraginoso, e il ruolo riconosciuto a Consiglio regionale, Province e Comuni. "E’ arrivato il momento di garantire regole chiare, che tutelino il territorio – sintetizza Raimondi -, incentivando il recupero di materiale inerte che, se appositamente trattato, vale tanto quello cavato ex novo. Con la differenza che non erode ulteriormente il territorio. E questa è una vera e propria rivoluzione".

IL NUOVO ITER – Se prima erano le Province a sottoporre il proprio Piano alla Giunta regionale che, una volta validato, lo sottoponeva al Consiglio per il via libera definitivo, ora è il Consiglio regionale a svolgere le funzioni di indirizzo politico e di programmazione. In pratica l’Aula dovrà redigere un ‘macropiano’ lombardo, che definisce le linee guida sulle quali dovranno innestarsi poi le singole pianificazioni provinciali. A questo punto le Province potranno predisporre i programmi di localizzazione della cava sul loro territorio. Una volta adottati, questi programmi saranno trasmessi per l’approvazione alla Giunta lombarda, acquisito il parere della Commissione consigliare competente. Sono stati inoltre introdotti meccanismi preferenziali per l’inserimento nei Programmi dei poli estrattivi, per i quali intervengono accordi preliminari fra Comune e operatore. Questo privilegia la condivisione a livello locale delle scelte ubicative, favorendo così una maggiore accettazione delle cave a livello locale, nonché la riduzione del contenzioso. Nella proposta di legge è stato poi superato il concetto di Ambito territoriale estrattivo (Ate) dall’introduzione e dall’applicazione delle recenti normative in tema di valutazione ambientale e di pianificazione territoriale (Via e Vas).

MENO 20 PER CENTO DI CAVE – L’obiettivo, quindi, è di definire meccanismi per garantire un minor fabbisogno di materiali e quindi di cave; per questo sarà obbligatorio tener conto di quanto già disponibile sul mercato. In sostanza, la cava deve essere l’ultima istanza per soddisfare i fabbisogni di inerti. Allo stesso modo sarà incentivato il trattamento dei rifiuti direttamente in loco, favorendo così il riciclo dei materiali stessi ed evitando ulteriori scavi. Le autorizzazioni di questi impianti sono delegate ai comuni, unitamente all’autorizzazione della Cava. Anche le aziende del settore vengono incoraggiate al riutilizzo, con meccanismi che consentono di poter impiegare il materiale risparmiato anche in un maggior arco temporale rispetto alla vigenza del Piano: se il materiale è riciclato, perciò, è più vantaggioso usarlo. Ancora, il Consiglio si occupa dei criteri per le scelte di localizzazione dei poli estrattivi, i fabbisogni estrattivi, le modalità di coltivazione e di recupero delle aree di cava. "In questo modo – aggiunge Raimondi – contiamo di ottenere il 30 per cento del materiale necessario da quello recuperato, così da poter ridurre del 20 per cento le cave. In più sono previsti importanti processi di compensazione ambientale. Abbiamo così puntato tutto sull’aspetto ambientale in questa riforma".

IL RECUPERO DELLE CAVE – In questa direzione diventano prioritari l’uso pubblico delle aree recuperate e la loro cessione gratuita agli Enti locali, qualora siano previsti dalla pianificazione urbanistica. Il recupero sarà certificato dalla Provincia e sarà da realizzare durante la gestione dell’attività, per lotti di durata massima triennale, limitando gli impatti dell’attività e favorendo la restituzione del territorio alle comunità locali. Il bilancio ambientale costituisce lo strumento di valutazione dell’impatto della cava ed è introdotto già in sede di pianificazione per quantificare gli interventi di compensazione richiesti che saranno da attuare non solo nel territorio immediatamente circostante la cava, ma in un ambito più esteso, su cui sia possibile rendere massimo il beneficio per l’ambiente e la collettività. A vigilare su tutto il processo ci sarà l’Arpa.

UN MARCHIO DI QUALITÀ PER I MATERIALI – Infine si ha l’obiettivo di favorire l’incremento della competitività delle imprese lombarde del settore con l’istituzione di marchi di qualità dei materiali e con il riconoscimento di incentivi alle ditte che operano secondo criteri di qualità produttiva e ambientale. E’ questo il modo per non ‘spacciare’ materiale di bassa lega con il "botticino" o altro. "Pensiamo che questo sia il modo migliore per soddisfare le esigenze di tutti – conclude Raimondi – senza scontentare nessuno. Diciamo definitivamente basta alla somma un po’ casuale e in ordine sparso di tante pianificazioni, per arrivarne a una sola, chiara e ragionata. Adesso che la Giunta ha prodotto la sua proposta, ci aspettiamo dalla politica tutta, anche dalle opposizioni in Consiglio, un contributo migliorativo e collaborativo. D’altra parte, la tutela dell’ambiente non ha colore politico".

Redazione

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