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Sulla strada della musica al Conservatorio di Milano

 

 

(mi-lorenteggio.com) Milano, 02 dicembre 2011 – Per valorizzare le capacità dei piccoli musicisti dei campi nomadi e sconfiggere la violenza degli sgomberi con la bellezza e l’allegria della musica, folle e caldo entusiasmo delle grandi occasioni nella prestigiosa Sala Verdi del Conservatorio di Milano gremita, con tante persone in piedi, per applaudire l’orchestra formata dai musicisti rom, che hanno suonato con strumenti costruiti dai detenuti del carcere di Opera insieme agli studenti del Conservatorio dei corsi di violino, violoncello, viola, fisarmonica, contrabbasso e percussioni. L’arte come straordinario strumento di unione che supera qualsiasi conflitto, in un’immagine che questa Milano, troppo spesso ingrigita o disincantata o, peggio, afflitta, ancora, se c’è lo stimolo, sa dare.

Il Conservatorio gremito (foto di Francesca Albertini)

Tutti accorsi per assistere all’"evento" annunciato: un gruppo di 22 giovani e bambini "ROM", unito sotto la bacchetta di un musicista eclettico, SANDRO CERINO che ne ha curato gli arrangiamenti e la direzione opportunamente istruiti da docenti musicisti. Hanno eseguito un programma di musica che ha spaziato dal classico all’etnico. La singolarità, è che non è stato un’evento nel senso di straordinario e irripetibile. La realtà percepita ed applaudita con calore è che quei giovani che, suonavano per strada e nelle metropolitane con strumenti di fortuna e chiedendo l’elemosina, non vanno etichettati se non per la ricchezza che portano e che sanno e che sapranno sviluppare: giovani allievi, calati in una realtà musicale nella quale sanno e sapranno sempre meglio affermarsi; ricchi non solo di talento e musicalità, come tutti i discenti di questa disciplina, ma portatori di un bagaglio che solo a loro compete.

I violinisti (foto di Francesca Albertini)

L’orchestra,  formatasi circa un anno fa da un’idea di Don Virginio Colmegna, della Casa di Carità e da Arnoldo Mosca Mondadori, Presidente del Conservatorio, è costituita da musicisti che abitavano, prima della chiusura definitiva, nel più grande campo nomadi comunale in via Triboniano, giovani che, nella maggior parte dei casi autodidatti, hanno preso per mesi lezioni dai docenti del Conservatorio, coltivando con passione e serietà il loro talento naturale. "Ci tengo a definirli Rom"- ha dichiarato nel corso della presentazione iniziale il noto musicista cantautore Finardi – " Non certo per etichettarli come estranei, ma perché a differenza di altri giovani, portano il fascino della loro peculiare cultura. Quindi, si può dire, ricevono come tutti i giovani istruzione e possono dare quello che altri non danno. Un altro esempio, significativo e toccante, di come possono attuarsi, ai nostri giorni, la civiltà e la cultura multietniche". Col repertorio vario e suggestivo eseguito, i giovani musicisti lo hanno dimostrato nel migliore e più coinvolgente dei modi, con Sandro Cerino che afferma: "Domenica sera questi ragazzi hanno dimostrato su quel palco non solo di essere degni del confronto con le più celebrate e blasonate orchestre giovanili, ma in più hanno offerto lo stimolo che è proprio della loro tradizione musicale come altre orchestre giovanili non fanno. Questo testimonia una volta di più che suonare in strada è una vera e propria scelta, una filosofia di vita; tant’è vero che a Londra c’è il Buskers festival ­ festival degli artisti di strada ­ e quindi è ora di finire di considerarli accattoni, da parte delle autorità e di cessare con la barbara confisca degli strumenti".
Uno spettacolo che esprime l’arte come strumento di unione unico e multietnico che si è concluso anche con danze rom coreografate da Olivia Kwong esperta in danza cinese che per l’occasione si è documentata sulle danze rumene mettendo in scena una coreografia danzata da Rebecca, Roxana e Isabella le tre giovani ragazze rom che si sono esibite anche col canto.

Silvia Muciaccia

 

 

 

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