(mi-lorenteggio.com) Milano, 11 settembre 2011 – Nel giorno del decimo anniversario dell’11 settembre, il Sindaco Giuliano Pisapia ha ricevuto questa mattina a Palazzo Marino il Console Generale degli Stati Uniti Kyle Scott. Il Sindaco ha colto l’occasione per rinnovare la solidarietà della città di Milano al popolo americano per l’attacco terroristico che ha cambiato la storia degli Usa e del mondo.
Una solidarietà e un’amicizia ribadite pubblicamente al Console Generale in occasione della successiva commemorazione dell’attentato organizzata dall’American Chamber of Commerce nel giardino di Palazzo Isimbardi. “Milano rinnova oggi il proprio dolore e la propria solidarietà agli Stati Uniti, rende un omaggio commosso a tutte le vittime e alle loro famiglie. E dice ancora una volta il suo No, forte e deciso, contro ogni attacco alla libertà e alla democrazia, contro ogni oscurantismo, contro ogni attacco al pensiero libero”, ha affermato il Sindaco Pisapia nel suo intervento.
“Milano guarda agli Stati Uniti come a un esempio su questo cammino di tolleranza. La storia americana è una storia di convivenza tra diversità unite dall’entusiasmo di un progetto comune: la costruzione di uno spazio di libertà, di lavoro, di speranza. L’11 settembre è per Milano l’occasione di rinnovare insieme agli amici statunitensi la propria identità di città che ha lottato per la libertà, una città capace di fare delle diversità una ricchezza per la sua crescita. Questa è la lezione della Storia. Questa è l’eredità di una tragedia – ha proseguito il Sindaco – che insieme possiamo convertire in fiducia e speranza, se ascolteremo la nostra identità più vera, quella che ci unisce in una volontà di pace e di sviluppo per tutti, quella che sia i Padri costituenti americani, sia i fondatori della Repubblica italiana, vollero tracciare nelle nostre Costituzioni “. Anche per questo, ha concluso Giuliano Pisapia, “gli Stati Uniti, l’Italia e Milano possono e devono scrivere insieme nuove pagine di storia comune, e di difesa della democrazia, proponendo modelli di convivenza e tolleranza utili a ogni latitudine”.
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